Seconda giornata di elezioni a Montecitorio. Andrà come la prima, mentre si moltiplicano i caminetti tra i partiti per trovare la quadra. C’è da mettere in conto una possibile crisi di governo se Draghi dovesse traslocare al Colle e in pochi sarebbero in grado di assumersi la responsabilità di trascinare il Paese in una lunga campagna elettorale tra venti di guerra ad est e PNRR da organizzare. Belloni o Cartabia o qualche altro nome che stia bene a Draghi se davvero lo caldeggeranno fino in fondo. Trasferitosi nella Capitale ufficialmente per assistere alle votazioni e anche alle fatiche della moglie, la senatrice Lonardo, concretamente per dare slancio e nerbo al suo “nciarmo” di fresco leader di un nuovo partito che è poi sempre lo stesso riveduto e non per forza corretto, Mastella ripete che non si ricandiderà più ma fino alla fine ci proverà e non essendo per nulla uno sprovveduto sa bene che non ha molte possibilità. Allora si offre alle domande più o meno futuribili, come quella su di una sua potenziale velleità da governatore. ”Io faccio il sindaco” e lascia capire che non ha margini per altro ma se lo si punge su quella che chiama ancora “estromissione” da ministro di Giustizia il motto evangelico del porgere l’altra guancia va a farsi benedire. “L’unica remora che ho è che se non ci fosse stato questo gruppo di magistrati, alcuni fuori da ogni regola, oggi farei altro probabilmente”. In un contesto in cui non osano le aquile egli giganteggia. Le Quirilanizie sono il suo orticello di casa avendo votato in ben 5 elezioni presidenziali e ne conosce bene i meccanismi. ”Il passo indietro di Berlusconi ha complicato le cose invece che eliminare difficoltà, nel centrodestra”, dice il Nostro, più in generale la governance dei gruppi non ce l’ha nessuno. Si tenta di prolungare la legislatura il più possibile perché in molti non rientreranno in Parlamento”. Il suo amico Pierferdi. “Non vedo perché Casini non possa essere un buon nome”. dice, “Casini non sarebbe il viatico per un nuovo centro, sarebbe il frutto di un rigurgito del Parlamento che ricomincia a riassegnarsi un ruolo”. Ha anche il tempo, dall’alto del suo dinamismo romano, per strigliare Luigi Perifano che “da sempre l’idea del calciatore che sembrava avviato a grandi prestazioni ma poi si è fermato e non è mai riuscito a giocare neppure tra i dilettanti” fa dire ai suoi.
Non meno sferzante la replica che definisce “sciocchezze” le affermazioni sfornate a ripetizione dagli addetti stampa di Mastella. “Il livore personale che manifestano continuamente nei miei confronti, dice Perifano, mi lascia totalmente indifferente, nè mi illudo che la discussione possa elevarsi di tono e incentrarsi su questioni più serie”.