Una inchiesta, quella sulla corruzione alla Rocca, che rischia inevitabilmente di avere ripercussioni di carattere politico, ad un mese dalle elezioni amministrative beneventane e in previsione del rinnovo del Consiglio provinciale. L’arresto, con tutte le cautele del caso, del presidente Di Maria non può non innescare anche meccanismi di altra natura, riflessioni profonde sul modello di gestione, che si presume sia affaristico, nella gestione della cosa pubblica. Una inchiesta durata due anni, conclusa, formalmente, nel febbraio del 2021 con le richieste della Procura al Gip che si sono sostanziate solo oggi con i provvedimenti emessi a carico dei soggetti inquisiti. Inevitabile la considerazione di Di Maria come soggetto politico assai attivo, il suo contributo alla causa dell’elezione di Mastella a sindaco di Benevento, l’esigenza di chiarezza che viene posta all’attenzione generale, a Palazzo Mosti e oggi anche alla Rocca. Un personaggio, in sostanza, tutt’altro che secondario nello scacchiere politico, nonostante sia il sindaco di un centro piccolo della provincia sannita, la cui avanzata è stata poderosa e la cui vicenda non può non indurre a considerazioni di carattere metagiudiziario, anche alla luce delle imminenti consultazioni alla Provincia. Cauti, sino ad ora, i leader dell’opposizione consiliare che attendono ragguagli più precisi per esprimere la loro posizione. Rosetta De Stasio, Prima Benevento, pur declinando assoluto rispetto della inviolabilità delle garanzie dei soggetti coinvolti, pone la questione della glasnost
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