Questo congresso non s’ha da fare, parafrasando Don Rodrigo. E così anche a Benevento, così come ad Avellino, il congresso provinciale, previsto per dicembre, salta per decisione diretta dei commnissari politici. Non sussistono le condizioni per una assise serena nella quale le diverse anime e le diverse posizioni possano confrontarsi in modo corretto. Una decisione accolta con una certa atarassia dalla base del partito che appare in linea con quanto viene espresso dal Nazzareno che agisce attraverso i commissari Borghi e Bordo. Una misura che sembra indirizzarsi al rissoso partito irpino più che a quello sannita nel quale la corrente di minoranza è stata neutralizzata dalla decisione di sospendere Del Vecchio, Lepore e De Pierro passati con Mastella in antitesi al PD nazionale, ma che si inserisce nella più vasta congerie di un partito regionale in cerca d’autore e sempre più ostaggio di personalità e notabilati che a Roma vengono visti con sospetto. C’è poi il discorso dei tesseramenti che contribuisce ad alimentare la decisione di Borghi. Una scelta, quella di rinviare il congresso valutata con favore dalla coordinatrice della federazione sannita Antonella Pep.e
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