Quando una conferenza stampa diventa l’occasione per un rendez-vous di probabili consiglieri e milianti cui si aggrega anche la stampa, ragione di fondo della riunione. E’ una delle anomalie del vivere quotidiano l’informazione dalle nostre parti dove il malcapitato giornalista è costretto a lavorare inseguendo ministri in casa dell’industriale di turno, in molti casi sempre lo stesso, oppure presso i quartier generale del politico prossimo al ballottaggio.
Ciò che è accaduto da Mastella accade anche in altre circostanze ma la natura delle cose cambia poco. Un locale angusto, con una cinquantina e più di presenti, è cosa che, in tempo di covid, è quanto meno incauta. Inaccettabile è la pressione che la presenza di amici e parenti, e che qualche giornalista presente ha definito claque, ha esercitato attraverso applausi oppure mugolii di disapprovazione quando la domanda era giudicata “poco consona” o addirittura ostica per il totem di riferimento. Cose che accadono, direbbe qualcuno, ma che però non dovrebbero succedere. Alfredo Pietronigro, direttore di Gazzetta di Benevento, ci ha ospitato nella sua emeroteca, pregna di una letteratura grigia di più di 30mila giornali, locali e non, e locandine e prime pagine sagacemente incastonate. A Pietronigro va dato atto di avere da sempre sostenuto l’urgenza di una presa di coscienza sull’argomento.
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