Una città per cantare, scriveva Ron, una città per Mastella che da paese assurge al rango di comunità progredita, sempre che un piccolo centro non lo sia di suo. Alla fine del rendez-vous di Piazza Roma, bello il colpo d’occhio per la massiccia presenza di parte dei 300 e più candidati e relativi famigli, la presentazione delle dieci liste propulsive per la riconferma del sindaco a Palazzo Mosti. La musica, come nelle convention americane, fa da chiosa al pomeriggio piovoso che ha messo in forse la celebrazione dell’evento dal quale emerge però un dato fondamentale: il Ceppalonico è l’uomo da battere e pure se non vincerà al primo turno, come i suoi colonnelli-pasdaran, tutti presenti tranne Abbate che era assente per comunioni filiali, ma il cumulo delle assenze comincia a diventare ora equivoco, asseriscono certi, c’è sempre un ballottaggio da vincere e li Mastella attende il suo sfidante per opporgli la sua fisicità e i suoi 45 anni di politica ad altissimo livello. Peccato che questa esperienza non gli basti per sostenere contraddittori o rispondere a domande banali in un programma televisivo ma la possanza della sua statura è inoppugnabile. “Sono all’ultimo appuntamento politico della mia carriera”, dice ai cronisti, ma come si fa a credergli? Cinque anni fa disse la stessa cosa. E poi…perchè…Ha ancora qualcosa da fare e la Rocca, se vince a ottobre, è li che lo potrebbe attendere l’anno prossimo.
Sotto i suoi occhi una platea che issa i suoi manifesti, non lo fa Del Vecchio seduto in prima fila ma defilato, quando è troppo è troppo, ma la piazza sembra una testuggine romana in procinto di caricare l’avversario. Che è trino ma che ha tutta l’aria di diventare unico al possibile ballottaggio. “Mi odiano e si coalizzano”, dice rivolgendosi al suo popolo, “ovunque godo dell’appoggio del PD tranne qui a Benevento e mi odia anche la destra”. La parola odio è reiterata per dare l’esatta misura dell’avversione che lo insegue ma lui è l’unica alternativa possibile al diluvio e al ritorno alla “paesanaggine”. Su di lui attira un epilogo ordalico e prende spunto da ciò che ha detto ieri Salvini riguardo alla sua natura errante. “Questo allampanato giovanotto del Nord è venuto a farci una lezione sul piano morale di come ci si comporta. E’ la stessa persona che ha fatto il governo con il M5S dopo essersi presentato con il centrodestra e che ora governa con il Pd” e qui è davvero arduo dargli torto. In definitiva, Mastella fa il bis della conferenza stampa di mercoledi scorso, senza recedere di un millimetro da quelle parole espresse all’Una Hotel e di questa coerenza, sia pur opinabile, bisogna dargli atto. Per il resto fa campagna elettorale, ammonisce al ripudio del voto disgiunto e molti colonnelli drizzano le antenne. “Di chi si comporta in questo modo non ho bisogno, per me sono già fuori dalla coalizione. Perché io ho una certezza: se siamo insieme, se restiamo uniti, vinciamo”. Che se da un lato restituisce un uomo in piena lucidità politica dall’altro espone il fianco al timore fondato che qualcuno voglia fotterlo e ce ne è più d’uno che punta al potentato personale da spendere in una assise dove poi contano i numeri a prescindere dal sindaco. E’, in definitiva, uno contro tutti, ma davvero tutti e dalla sua i 300 “termopilisti”, contro un parterre avverso che preferisce financo l’autoridimensionamento pur di detronizzarlo.