La Pasionaria del centrodestra, la Dolores Ibarruri dell’opposta fazione, se così ancora si può dire. E’ lei, Rosetta De Stasio, presentatasi alla conferenza stampa nell’atrio di Palazzo Paolo V scortata dai tre coordinatori regionali Grant, Falanga e Iannone che nel corso dell’agosto, date le dolenti note, ne hanno perorato la causa e l’hanno convinta a scendere dall’Aventino sul quale era salita col piglio determinato di non discendervi tanto facilmente. Poi la “resa” e il convincimento che il centrodestra esiste anche senza Forza Italia. “Dico che il partito è di chi lo vota e non di chi ha fatto scelte diverse e intendeva farle già da tempo”, dice Rosetta, che parla direttamente all’elettorato azzurro al quale rivolge quel messaggio di unità del fronte che occorre per rilanciare le quotazioni di una coalizione che ha accusato i colpi di una ambiguità politica che rischia di fare della sua campagna elettorale pure rappresentanza politica. Cosa che La De Stasio contesta “in nuce”. Ci battiamo contro un sistema di potere che dura da quindici anni e che si è perpetuato da Pepe fino a Mastella, simili nel metodo di governo che noi intendiamo rompere per proporre qualcosa di diverso ad una città sofferente”. Rosetta De Stasio, unica donna in lizza, non la prima a presentarsi ai canapi da candidato sindaco, e di questo chiediamo venia per l’imprecisione passata. Essere donna vuol dire avere visualità diversa e prospettiva diversa rispetto al mondo circostante e noi aggiungiamo anche una o due marce in più. Questa sono io, sembra dire la candidata di Lega, Udc, Fratelli d’Italia e civiche, le più attive a proporne la candidatura
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