Una lettera aperta, una sorta di J’accuse di zoliana memoria. Cosimo Lepore parla all’indoman i dell’incontro conm il segretario del PD regoiponale Leo Annunziata. Per essere più sinceri, Lepore scrive ma lo attendiamo per un confrontyo televisivo così come estendiamo mla richiesta agli altri due “dissidenti” antridecariani che in questo passaggio politico sono al cenrtro dell’attenzione generale. Lepore, di matrice democristiana e Popolare, esponente lealpepista prima di prendere le disatanze da Fausto Pepe, di cui fu assessore, forse è l’unico dei tre a non essersi mai riconosaciuto nella nomenklatura decariana, gli va riconosciuto. Ecco perchè dei tre rappresenta la parte più genuina del dissenso, probabilmente. Di seguito la sua ricostruzione dei fatti che hanno prodotto la frattura oggettiva all’interno de monoblocco decariano.
“Siamo stati sempre chiari con i nostri elettori e con il Partito Democratico, abbiamo perseguito una linea e rappresentato proposte di governo e di amministrazione. Lo abbiamo fatto nelle Istituzioni e negli organismi di partito, misurandoci sempre con i numeri e con i dati del consenso. Dei risultati che il partito ha conquistato anche grazie ai nostri dati personali, hanno beneficiato in particolare quelli che all’ombra del confronto aperto e schietto, oggi possono affermare fieri di non appartenere al partito, come il candidato sindaco individuato. Non c’è sotterfugio che regga o analisi sui nomi di battesimo che possano ridurne il valore: a fronte di militanza e sacrifici, la vasta componente che non risponde a Del Basso De Caro, nel corso di questa sola consiliatura, è stata oggetto di qualunque scorrettezza: dalle epurazioni minacciate ogni pomeriggio, agli attacchi ai candidati in corsa, di tutto è stato messo in campo dal gruppo che dirige il Pd, un tempo componente plurale del centrosinistra beneventano. Fatto salvo qualche miserevole caso di normalizzazione, nulla è stato messo in campo in questi anni per sanare le fratture prodotte ovunque. Divisioni non solo con il gruppo consiliare o cittadino. Dalla paradossale situazione della segreteria provinciale, alle assemblee illegittime, è stato un lungo susseguirsi di contraddizioni e di errori che hanno messo il partito del Sannio in antitesi a qualunque indirizzo politico, e quasi in guerra aperta col Governatore del PD. D’altra parte l’attuale rappresentazione locale non restituisce minimamente una fotografia reale del PD, di quello nazionale, regionale o che qui in sede locale, con il supporto di tanti amici e compagni, abbiamo contribuito a costruire negli ultimi 14 anni.
Dice bene De Luca:siamo difronte alla solita jacovella.
La città l’ha vissuta identica nel 2001: allora, alcune forze che si richiamavano al centrosinistra, al secondo turno delle comunali non sostennero il candidato dell’Udeur, Pasquale Grimaldi, determinando il governo delle destre per altri 5 anni. I candidati sindaco dell’epoca che non vollero chiudere accordi di coalizione erano Umberto Del Basso De Caro e Giuseppe De Lorenzo. Perché i destini della città non fossero ancora una volta decisi nei caminetti di piazza Guerrazzi, abbiamo ricercato il confronto democratico con tutti gli organismi del Partito, fino alla segreteria regionale che sempre ha riconosciuto la correttezza del nostro operato. Intanto, la dimostrazione delle regole che guidano il Pd di Benevento sono state chiarite dalla Mortaruolo che nella nota di ieri, alla ricerca di autorevoli conferme per la linea solitaria del partito decariano, ha chiamato in causa Mario Casillo: consigliere regionale di Boscoreale, forte di un maxi consenso personale.
E’ chiaro come siano saltate tutte le logiche a Benevento, così alla visita del Segretario Regionale si oppongono le 42mila preferenze di Casillo. Per queste ragioni, la battaglia per non disperdere il lavoro fatto in questi anni dai tanti militanti del PD di Benevento che ormai vedono chiaramente come il partito sia nelle mani di pochissimi, storici nemici del centrosinistra unito, proseguirà fino alle urne e oltre, nell’interesse della città”.