“L’Atto aziendale del 25 giugno, con cui la d.g. del Moscati recepisce le direttive della Regine Campania , con la cruda realtà dei numeri sancisce l’unica verità inconfutabile in mezzo a un mare di vuote chiacchiere : la chiusura del pronto soccorso e il taglio di 45 posti letto al Landolfi (-35%) in un totale a saldo zero per l’intero P.O. Moscati, mentre le strombazzate sui reparti di medicina del lavoro e centro di “eccellenza” per la fisiopatologia della riproduzione a Solofra producono, udite udite, ben 2 posti letto per la prima e 4 per la seconda!
La protesta massiccia e civile dello scorso 24 giugno, pur segnando un monito per le classi dirigenti locali e regionali, non poteva certo essere evento risolutivo di una questione che va ben oltre la vicenda del Landolfi, perché investe tutta la politica sulla sanità pubblica, cartina al tornasole del nanismo di gran parte degli attori e comparse sulla scena. La partecipazione al presidio davanti al Landolfi non assolve nessuno: di certo non assolve il Sindaco del capoluogo che solo poche ore prima aveva fatto saltare la riunione dell’azienda consortile per le politiche sociali perché non in grado di pilotare le nomine del nuovo cda; di certo non assolve consiglieri solofrani e montoresi , compresi candidati alle regionali, che nell’ultima tornata hanno trovato comodo saltare sul carro del sicuro vincitore per raccattare qualche briciola del sistema clientelare deluchiano.
Perché il dramma sta tutto qua: la gestione della sanità pubblica rivela, oltre che l’insignificanza dell’Irpinia negli equilibri regionali, l’inettitudine di una classe dirigente che ormai è del tutto disabituata al dialogo, al confronto, all’elaborazione di uno straccio di programma per la salute dei cittadini, come di qualsiasi altro tema dirimente. In Campania il “metodo” De Luca ha azzerato tutti gli spazi intermedi, elevando a sistema di governo una rozza pratica di potere, celata dietro l’impostura dell’efficientismo, che peraltro ha trovato terreno fertile, incontrando negli ultimi anni situazioni simili in tanti Comuni, Province, enti pubblici caratterizzati da gestioni personalistiche. Questo bisogna raccontare ai tanti cittadini che con determinazione e in buona fede hanno manifestato per il diritto alla salute e ad un’assistenza sociale degni di un paese civile, evitando scorciatoie populistiche.
Sarà compito della politica, della sinistra in particolare, ricostruire un minimo di pratica democratica, riconquistare i luoghi di confronto per elaborare l’alternativa ad una gestione padronale, feudale degli spazi pubblici; qui non si tratta solo di riaprire un pronto soccorso: occorre uscire dalla logica aziendalista che neppure una pandemia epocale ha estirpato dalla forma mentale dei decisori di turno. Sanità pubblica vuol dire inserire i presidi ospedalieri nel tessuto socio economico del territorio di riferimento, non ignorando, come nel nostro caso, la prossimità di un campus universitario e le notorie criticità ambientali che richiederebbero diffuse misure di prevenzione e profilassi ; sanità pubblica vuol dire stabilizzazione dei tanti precari ed esternalizzati che hanno assicurato anche in tempi proibitivi un minimo di assistenza, rafforzamento dei distretti territoriali, a cominciare dal Tobagi di Montoro, creazione di una rete capillare ed informatizzata della medicina di base, garantire assistenza domiciliare ad anziani, disabili, soggetti fragili con un coordinamento efficiente che superi appalti poco trasparenti, utili solo a foraggiare qualche politicante.
Ai cittadini diciamo, pertanto, che la partita non è chiusa, auspicando che ai prossimi appuntamenti elettorali sanità , ambiente , servizi sociali siano banco di prova per chi si propone a governare, non strumenti di mercimonio elettorale sulla nostra pelle”.
Sinistra Italiana Montoro-Solofra