Occorre mettere un po d’ordine, sempre se possibile, nella convulsa giornata odierna del centrodestra beneventano le cui sorti si decideranno, forse, a Roma tra domani e dopodomani. In primis, appare sintomatico che nessuno dei tre partiti e relative gemmazioni civiche abbia prodotto sinora un comunicato in cui spiegare l’andamento dei fatti e questo ha determinato una libera interpretazione giornalistica degli accadimenti che le stesse forze politiche, alcune non tutte, hanno commentato in modo critico se non proprio contrario.
Rosetta De Stasio, rebus sic stantibus, non è il candidato del centrodestra, benchè in 5, tra partiti e liste civiche tra quelle presenti a Napoli al vertice regionale, ne avessero largamente espresso il favore. Forza Italia ha mostrato contrarietà. Il segretario regionale De Siano ha rilanciato il nome di Lucio Lonardo in virtù di quell’allargamento “oltre gli steccati” cui gli azzurri hanno sempre guardato con favore. A Benevento l’opzione Lonardo non è mai stata appoggiata dai presunti alleati dei berlusconiani ed anche lo stesso Lonardo, a più riprese, aveva espresso la sua volontà di aderire ma a patto che vi fosse equanime convergenza di tutti sul suo nome. Anche in queste ore, benchè sostiene di non avere avuto contatti con ambienti forzitalioti da tempo, non sarebbe insensibile ad una chiamata alla armi. Parole di convenienza? Probabile. Sa bene che l’unità è molto difficile da raggiungere se non imposta “manu militari” dal Nazionale? Possibile. Lonardo non attenderà all’infinito e in un modo o nell’altro sarà della partita e su questo, seppur disilluso, pare non esserci dubbio. Torniamo a Rosetta De Stasio. Lo stillicidio cui vuoi o non vuoi è sottoposta ha finito per innervosirla. E tuttavia, resta la candidata supportata dalla maggioranza della coalizione che non c’è, colei che fu incoronata nella cena da Gino e Pina “coram populo” dei convitati, compreso Federico Paolucci di cui si dirà poi. A Roma le sue quotazioni restano alte ma l’ostacolo più grande da superare è il metodo Cencelli della distribuzione dei candidati. A Benevento tocca a Forza Italia, che ha numeri ridottissimi e non ha un candidato pronti via. Ha “in pectore” Lonardo, che chiede unità di intenti, ha Antonio Reale, però, candidato che si può definire di bandiera, su cui i “pasionari” di Rosetta hanno già detto di erigere barricate al solo pensiero. Roma potrà se vorrà imporre la traiettoria, resta sempre al locale proporre il nome. E qui riappare Paolucci che domenica ha vergato un post su fb assai diplomatico e pieno di buon senso.
In un passaggio Paolucci scrive. “In questi giorni e in queste ore siamo ancora impegnati a dialogare con Forza Italia, al fine di raggiungere l’obiettivo che ogni elettore di centrodestra vuole: un centro destra unito. Ora è necessario che anche la Lega faccia i suoi passi distensivi e di dialogo nei confronti di Forza Italia. Sono sicuro che a nessuno stia a cuore la logica dell’orticello e abbiamo il dovere tutti di fare, se occorre, dei passi indietro per determinare la prospettiva del centrodestra, ma soprattutto per la rinascita della città”. Paolucci fu in assoluto il primo candidato ad uscire allo scoperto, era l’ottobre del 2020, e la sua candidatura, sia pure minoritaria, è rimasta in piedi fino a dicembre resistendo ai tanti interpartitici improduttivi che si sono susseguiti. Il passo indietro o laterale con la De Stasio ne ha avvalorato l’aura di politico dotato di spirito di servizio ma in realtà la sua la si può definire tattica di attesa; attesa che si esaurisse la spinta degli altri e tornasse il suo turno. E’ il primo a non credere nell’unità del centrodestra ed è pure l’unico dei papabili che alla fine potrebbe mettere d’accordo tutti e i suoi “ponti” verso Forza Italia lo starebbero a dimostrare. Alla fine da Roma potrebbero arrivare indicazioni cogenti ma resta il fatto che molto difficilmente i Nazionali si spenderebbero troppo per Benevento e questo facilita il compito di Federico il Pontiere.