“Contro l’ignobile delibera di Giunta Regionale, la 201 del 19/05/2021 ho depositato una mozione per il ripristino della tutela della salute nella Valle dell’Irno e in Irpinia. Oggi chiedo ai sindaci ed ai cittadini di darmi una mano. Il diritto alla salute è universale, non ha colore politico. Noi tutti, insieme dobbiamo far sentire forte la voce dei cittadini che abbiamo scelto di rappresentare. Insieme. La nostra battaglia deve partire dal ritiro della delibera. Poi possiamo ragionare del destino di questo ospedale”. Vincenzo Ciampi, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, scende in campo contro la chiusura del pronto soccorso dell’Ospedale di Solofra.
“Con la decisione di chiudere il PS – afferma – tutti gli investimenti verranno sprecati. L’ospedale è fuori dalla rete dell’emergenza. Ci chiediamo allora perché con Decreto del commissario ad Acta 29/2018, si è disposto di annetterlo al DEA di II livello, estromettendolo dall’ ASL territoriale. La promessa era quella di incrementare la sua dotazione di posti letto fino a complessivi 151 con ulteriori discipline specialistiche a far data dal 01 ottobre 2018, ma come sappiamo tutti …erano solo carte false, promesse elettorali che nascondevano la vera prospettiva: tenere a bada sindaci e territorio, e nel frattempo, in attesa dei lavori di adeguamento strutturale trasferire personale e chiudere reparti importanti. Fin dalla sua annessione al Moscati l’ospedale di Solofra è stato depauperato di servizi e personale, e si è avuto un peggioramento repentino della capacità di rispondere efficacemente alla domanda di salute proveniente dal territorio (ad esempio l’attività chirurgica e traumatologica è stata ridotta, non era più disponibile la partoanalgesia, né la dialisi in emergenza). Dal 20 marzo dello scorso anno il pronto soccorso è chiuso. I pazienti non covid che in prima istanza si era si era ipotizzato di poter trasferire dal Moscati in piena emergenza (ortopedia, ginecologia) non sono mai arrivati. Poi si è cambiata idea. L’ ospedale poteva essere utile nell’assistenza ai pazienti covid”.
E ancora: “Un repentino “abbandono” del Presidio di Solofra fin dall’accorpamento ad altra Azienda, con un depauperamento dei posti letto attivi, della qualità e dell’efficacia dell’assistenza specie nell’ambito dell’emergenza e della traumatologia.
E’ una strategia usata anche in altre province. Si è visto a Napoli con l’annessione dell’ Ascalesi al Pascale e dell’Annunziata al Santobono, nel Sannio con l’annessione dell’Ospedale di S. Agata dei Goti al Rummo. In pratica si annette un ospedale all’altro il tempo necessario per svuotarlo di reparti, primari e personale, si trasferiscono le risorse ad un ospedale più grande e poi si risputano sul territorio dei gusci vuoti svuotati di tutto. Voglio ricordare che con il decreto rilancio il nostro Governo guidato da Conte ha impegnato per la terapia intensiva a Solofra più di mezzo milione di euro. Un investimento che sarebbe tornato utile anche dopo la crisi pandemica da aggiungersi agli oltre 7 milioni di euro previsti dall’ accordo di programma per l’edilizia ospedaliera, sempre del Governo Conte, per l’adeguamento funzionale del P.O. di Solofra annesso all’A.O. come Pronto soccorso di base e il milione e mezzo già impegnato con il precedente DCA (Decreto commissario ad acta) N. 62 per la 3° fase dell’ ex art. 20 della L. 67/88. E invece. Soldi finiti nelle mani sbagliate. Spreconi e firmatari di accordi farlocchi”.
“Eppure – continua – Solofra una un’utenza di riferimento di circa 100.000 abitanti, residenti in 25 comuni irpini tra le valli del Sabato e dell’Irno, oltre all’utenza proveniente dall’Agro Nocerino Sarnese. Per non parlare delle nefaste conseguenze dlela chiusura del pronto soccorso di Solofra sull’analogo reparto del Moscati di Avellino: lo hanno denunciato i sindacati in questi giorni. Sovraffollamento, carenza di personale e ammalati in sosta sulle barelle nei corridoi. L’emergenza provocata dalla pandemia da coronavirus Covid-19 ha posto in evidenza tutti i limiti del sistema sanitario campano. L’Irpinia ha pagato un prezzo alto, in rapporto alla sua popolazione con quasi 20.000 contagiati e centinaia di morti. Le famiglie, nelle zone più interne, si sono sentite abbandonate, senza alcuna assistenza domiciliare, gli ospedali sono stati percepiti come luoghi insicuri e non attrezzati (focolaio di Ariano), la case di riposo dei lazzaretti, dove il Servizio sanitario regionale non è stato capace di proteggere i più fragili (focolaio RSA Minerva). Il PS del Moscati nella seconda ondata è diventato un girone dantesco con persone accalcate in ogni angolo e autoambulanze in fila per ore. Se la situazione è in via di risoluzione è chiaro che si deve al senso civico dei cittadini. Ora non riproponiamo gli errori della fase pre covid: i tagli lineari hanno messo in ginocchio il sistema”.