Pasquale Basile abbandona Civico 22. La notizia non desta particolari sorprese dopo quanto avvenuto nelle ultime ore. Di seguito la lettera che ne attesta il passo.
Compagni e amici
siamo partiti da un nome, Civico 22, dove il 22 stava a rappresentare i metri necessari per potersi guardare negli occhi, la ricostruzione di uno spazio politico a partire dall’esercizio di democrazia dal basso, quella dei corpi che interagiscono e si riappropriano dei luoghi della politica.
22 per me sta anche inevitabilmente ad indicare la smorfia: i pazzi.
Quel nome e quel numero li sento miei: civico, che non è la facile fuga di chi vuol nascondersi, ma è il bene per la città, il lavoro per i cittadini; 22, come i matti. Perché Civico 22, diciamocelo, è stata un’idea da matti: dettare le regole e chiedere un metodo è, oggi e in questo contesto, da visionari della politica.
Siamo nati perché a Benevento c’è la peggior amministrazione della storia, abbiamo alzato la mano e abbiamo deciso che non volevamo solo mettere fine a quella brutta esperienza ma volevamo decidere il come, il perché e, soprattutto, il dopo.
A modo nostro, con chi era disposto a stare con noi, non a modo degli altri, aggiungendoci numericamente e basta.
Ne è nata una splendida esperienza, che mi ha visto coinvolto in prima persona come segretario politico: un grande onore che ho cercato di interpretare al meglio, anche quando il meglio era faticoso, soprattutto quando il meglio era sconveniente.
Ho difeso Civico 22, l’ho rappresentato, ho difeso il civico, ho difeso la follia del 22. Ho anteposto sempre il collettivo al personalismo e al leaderismo, la dignità alla convenienza. Spero di esserci riuscito.
Oggi l’esperienza è conclusa: non può essere altrimenti. Capire i tempi è fondamentale e non parlo di opportunismo politico, parlo di rapporti: quando qualcosa è finito è controproducente portarlo avanti soprattutto se farlo comincia ad essere un peso, uno sforzo, addirittura causa di malori e malumori. Per questo motivo nell’ultimo mese, non condividendo più le scelte assunte e la direzione che il movimento stava assumendo ho scelto di allentare la mia partecipazione, oltre all’assenza comprensibile degli ultimi giorni per motivi di salute.
Quando ho iniziato l’avventura da segretario di questo movimento ho citato Foucault:
“non crediate che si debba esser tristi per essere dei militanti, anche quando la cosa che si combatte è abominevole. È ciò che lega il desiderio alla realtà (e non la sua fuga nelle forme della rappresentazione) a possedere una forza rivoluzionaria.”
Purtroppo quando l’impegno e la passione politica diventano elementi di oppressione e non più gioia allora bisogna fermarsi.
Oggi Civico 22 è altro rispetto al movimento un po’ matto nato circa due anni fa: ha altre spinte, altre ambizioni, altre logiche che non sono quelle che ne hanno “causato” la nascita e, di sicuro, non sono mie. Logiche che non condivido, che non mi piacciono, che ritengo opposte a ciò che Civico 22 avrebbe dovuto essere.
Per questo lascio un’esperienza che mi è cara e lo sarà sempre, con grandissimo orgoglio. La coalizione che nascerà attorno ad una visione di città e a un programma di cambiamento delle condizioni materiali di vita è venuta alla luce con il protagonismo e il contributo determinante di Civico 22.
Il programma della coalizione ha la fortissima impronta di Civico 22. Sono fatti. Che mi riempiono di orgoglio, anche se in procinto di lasciare.
Ringrazio Angelo, che ha reso possibile tutto questo, gli amici della segreteria, del coordinamento e tutti gli iscritti e chi ho incontrato durante questo cammino. Onorato di esserne stato parte.