Civico 22 partorisce i tre punti fondamentali intorno ai quali fisserà la sua strategia, interna ed erga omnes, per quello che sarà la sua ragion d’essere in questa delicatissima fase politica. Ai 150 iscritti saranno sottoposte le tre opzioni. La prima, la più oltranzista, prevede la celebrazione delle primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco, la più morettiana, “perchè le riteniamo un valido strumento democratico e di partecipazione popolare. Qualora la costituenda coalizione non le accettasse, non riconosceremo alcun vincolo di coalizione”. La seconda, meno rigida, prevede di celebrare le primarie o di individuare un nome unitario per il candidato sindaco, accettando in ogni caso il vincolo di coalizione. La terza prevede la richiesta alla costituenda coalizione affinchè si impegni a individuare un candidato sindaco che abbia una storia di impegno civico coerente con il programma e che abbia il parere favorevole dell’unanimità del tavolo della costituenda coalizione. Nel caso in cui non si raggiungesse l’unanimità, chiediamo che vengano celebrate le primarie, in caso contrario non
riconosceremo alcun vincolo di coalizione”. Insomma, tre punti a diversa gradazione di tonalità che l’Assemblea ora dovrà valutare “per la consultazione sui prossimi passi politici di Civico22”. Bisognerà attendere il prossimo fine settimana per comprendere quale sarà la linea politica intrapresa. “Avranno diritto al voto anche i componenti della Segreteria e del Coordinamento che, nei giorni scorsi, hanno comunicato le proprie dimissioni dai ruoli ma che restano regolarmente iscritti”. Che è una bella prova di estensione della partecipazione democratica interna a decisioni che tanto hanno lacerato Civico22. “Nessuna posizione è mai stata respinta o ignorata” recita la nota diell’associazione, per noi il luogo deliberativo dell’Assemblea è stato il cardine dell’attività decisionale, la Segreteria politica ed il Coordinamento i luoghi di “decision making”, meglio processo decisionale (ndr), e di attuazione programmatica. Restare nei 22 metri è sempre stata un’azione forse faticosa, ma sicuramente è stata, e resta tutt’ora, la prima “strategia politica” da adottare. Mettersi fuori da quei 22 metri equivale a non riuscire più a mantenere la visione e la relazione con le persone e, quindi, rinunciare alla costruzione di un percorso, prima umano e poi politico”.