Il Presidente della Provincia di Benevento Di Maria sul piede di guerra contro Altrabenevento e l’articolo a firma di Antonio Esposito in riferimento alle dimissioni del direttore generale su disposizione degli accertamenti Anac e ritenuto “una vera e propria aggressione mediatica all’Ente Provincia e alla mia persona”. Di Maria passa all’attacco e annuncia querele.
“Ho il dovere di tutelare l’Ente e tutti coloro che vi lavorano e tutto ciò mi induce a dare mandato all’Avvocatura per tutelare l’immagine, il decoro e le ragioni delle istituzioni per i possibili profili penali e civilistici. Altrettanto farò sul piano strettamente personale». La Rocca contesta il clima da lunghi coltelli alimentato nell’articolo dell’associazione paventando una venatura politica visto l’avvicinarsi delle scadenze elettorali sia al Comune sia alla Provincia. “La libertà anche di espressione è un valore insopprimibile, ammette Di Maria, ma mal si concilia con anticipazioni di decisioni e/o sentenze con gli effetti conseguenti confondendo, non escluso per disabitudine alla lettura, il valore dei provvedimenti in atto e le procedure in corso. Le valutazioni, quelle concrete, meritano almeno le conclusioni della fase accertativa in atto per poi approdare, se del caso, al giudizio dei giudizi. Così, si calpestano i valori della privacy e della dignità delle persone e delle professionalità, come non escluso sia avvenuto nel corso dell’ultimo Consiglio Provinciale”. “Con l’arrivo di Di Maria, l’impero di Mastella dilaga dalla città alla provincia, occupando tutti gli enti in modo capillare e militare” ha incalzato in un passaggio l’articolo di Esposito, “da “Sannio Europa” con Giuseppe Sauchella all’Asea con Giovani Mastrocinque, dall’Asi con Luigi Barone all’Ato rifiuti con Pasquale Iacovella. Il presidente nomina inoltre Giovanni Zanone, consigliere comunale a Benevento e portavoce del sindaco Mastella, nel Parco del Matese”. Un resoconto che può essere non condiviso o anche rigettato e forsanche materia di carattere giudiziario, paventare querele non significa vincere ma rappresenta, di questi tempi, un modo assai convincente per frenare qualche bollente spirito; poi c’è chi non si raffredda ma questa è un’altra faccenda. Esso resoconto rappresenta, invece, un modo per evidenziare una pratica assai diffusa, comune a Mastella e a tutti gli altri, e cioè quella di assaltare il fortino delle istituzioni “manu militari”, con il chiaro intento di occupare ogni spazio possibile, e creare una rete di potere capillare per perpetuare il potere stesso fino a quando è possibile. Lo ha fatto il centrosinistra per un ventennio, lo fa ora Mastella con Di Maria, Mastella era tra coloro che hanno sostenuto per 10 anni Carmine Nardone, 1998-2008. Probabilmente, anzi molto probabilmente il carattere politico ha la sua parte di rilevanza in quell’articolo ma quello scritto, a nostro avviso, va letto in direzione del tentativo di portare in emersione per l’ennesima volta le possibili arguzie di chi gestisce la tolda di comando, i Mastella Boys in questo caso, in riferimento alla corretta gestione della Cosa Pubblica. “Chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche”, sosteneva Lucio Dalla, il che appare una massima inconfutabile. Il vero passo in avanti sarebbe evitare di espugnare le istituzioni e limitarsi a gestirle sapendo di essere solo di passaggio.