Domani a Palazzo Mosti una seduta assai interessante della commissione Mobilità. Come si ricorderà proprio sulla presidenza di questa commissione si consumò uno dei passaggi più aspri degli ultimi anni di consilatura, un passaggio che portò alla elezione votata da 17 consiglieri di opposizione della capogruppo pentastellata Mollica e generando un vespaio di polemiche nei ranghi della maggioranza stessa. E l’accesa disputa tra alcuni consiglieri di minoranza e il presidente De Minico, che fu accusato di partigianeria per non avere garantito l’imparzialità nel momento in cui ritenne sciolta la seduta della capigruppo proprio sul capitolo Mobilità. Domani si torna in aula per “correggere” quella ambiguità ma la vigilia che si sta annunciando si prospetta al calor bianco. L’opposizione annuncia che non sarà presente in aula e non prenderà parte alla seduta. In quindici declinano l’invito e ora mettono la maggioranza di fronte alle proprie responsabilità e alla dura legge dei numeri. Maggioranza che annovera non più di quattordici membri ma ora diventa determinante l’atteggiamento dell’Asse De Pierro-Del Vecchio-Lepore che sono chiamati alla prova del nove. Grantiranno, forse, il numero legale e su questo sembra che non ci saranno dubbi ma potrebbe non bastare. Ciò che potrebbe accadere domani mattina servirà a capire il grado di omologazione allo schema mastelliano di buona parte del gruppo piddino a Palazzo Mosti, la prova provata che col sostegno alla maggioranza, che rientra nella piena legittimità delle scelte, si varca, metaforicamente, il Rubicone in armi e si aderisce in forma concreta ad uno degli schieramenti in competizione per le Amministrative. Dall’opposizione si fa professione di attesa e visto che che la campagna elettorale è ormai avviata da parecchio anche questo passaggio rientra nel più generale concerto delle schermaglie che si preannunciano scoppiettanti.
