Mala tempora currunt tra i Fratelli. Paolucci lascia il campo un po per sua scelta ma molto per talune avventate decisioni come quella di lanciarsi all’avventura con la candidatura a sindaco di Benevento che si è inaridita prima ancora di sbocciare. L’intervento di Cirielli, solo in apparenza diplomatico e pregno di aplomb per il collese, in realtà ha sancito il “promoveatur ut amoveatur” che di fatto apre per la Fiamma sannita un nuovo periodo dai connotati incerti. Un caso quasi kafkiano quello del partito della Meloni nel Sannio; si spacca all’indomani di una grande affermazione elettorale che ne fa di gran lunga il partito guida di un centrodestra inviso agli stessi partiti che ne fanno parte. Ieri sera una riunione politica per analizzare gli effetti della crisi in atto. Assenti sia Paolucci che Matera, Febbraro e gli altri reappresentanti dei circoli hanno chiesto che si vada a congresso in tempi assai stretti e che il periodo di commissariamento duri il minor tempo possibile. Ribadita la cogestione tra la Pedicini e Matera anche per frenare le ambizioni del sindaco di Bucciano che il partito, per quanto si comprende, mal digerisce. In questo contesto avvvelenato finisce per naufragare anche il tavolo concertativo del centrodestra. Forza Italia insiste con Lucio Lonardo, la Lega invoca l’unità ma si fa strada prepotente la tendenza a salutarsi e ad accasarsi altrove in nome del civismo.
E a proposito di liste tra i mastelliani si tocca quota 9. Due del sindaco, una della senatrice Lonardo, quella di Barone, la lista dell’Asse allargato De Pierro-Del Vecchio-Lepore , quella Ucci-Abbate, i Socialisti, quella di Mosè Principe, ma su Claudio ogni riserva è d’obbligo, e la lista “presidenziale” Di Maria-Parente. Tutti allineati e coperti, Mastella ordina il serrate in attesa di capire le evoluzioni romane.