Una salve di querele. Clemente Mastella assedia le aule giudiziarie minacciando di denunciare chichhessia. Come Caronte, che percuote col remo “chiunque s’adagi”, il sindaco di Benevento procede dritto per la sua strada a tutela della sua immagine. A farne le spese anche Carlo Calenda, che ha annunciato anche lui una querela, coprotagonista nella ormai tragicomica disfida della famosa telefonata e che lo ha definito “sensale” ribadendo alla Annunziata e a Mieli che Mastella lo avrebbe tentato con la promessa dell’appoggio alla corsa a sindaco di Roma in cambio del sostegno al Governo. “E’ una persona moralmente modesta” ha tuonato Mastella, “avevo sospeso la mia querela ma quelle parole al mio indirizzo meritano che ci si riveda in un’aula di tribunale”. Avremmo assistito volentieri al confronto, nel momento in cui Calenda ha telefonato in trasmissione, ma il sindaco non ha inteso prendervi parte abbandonando il collegamento. Siparietto a parte, è stata una parentesi importante per il sindaco. Il suo tentativo di darsi una caratura nazionale come ai bei tempi, si è esaurita in un paio di giorni, benchè pregni di frenetica attività e non solo telefonica. Ha cercato un aggancio con l’Udc, per esempio, ma Cesa gli ha gentilmente chiuso la porta forse memore di quella volta in cui a Napoli Mastella volle rifare l’Udeur per poi piantare in asso i suoi interlocutori. E poi Renzi, che ha fatto sostanzialmente marcia indietro aprendo e chiudendo di fatto una crisi strampalata che ora è al vaglio delle Camere cui si sta rivolgendo il Presidente del Consiglio. “Farò un partito”, sentenzia Mastella, e lo chiamerà “Meglio noi, per l’Italia”, perchè dice c’è bisogno di Centro che dia una mano e io lavorerò per questo”.
