Benevento| Sandra Lonardo e il voto pro-Governo: maledette malelingue, noi esempio di stile e correttezza istituzionale
Politica
Nella congerie politica di queste ore torna a farsi sentire la voce di Sandra Lonardo Mastella, senatrice del gruppo misto al Senato e dei futuri, forse, Responsabili. La senatrice “da il cambio” al marito, il sindaco Mastella, apparso in sovraesposizione mediatica in questi giorni ma le sua parole non appaiono meno chiocce di quelle del consorte. In una nota Sandra sgombra il campo e attacca, a testa bassa e con veemenza, stampa e “bugiardi di mestiere” asserendo di non avere mai chiesto prebende per assicurare il suo voto a favore del Governo. Lady Sandra, nel tourbillon della sua verve polemica, attacca anche il patto PD- 5Stelle siglato ieri l’altro definendolo privo di stile e provocatorio, e bisogna dargliene atto che in fondo è così, almeno per quanto attiene all’intento provocatorio. “Voglio dire, ancora una volta, rispetto alle malelingue mediatiche, ai bugiardi di mestiere, ai ventriloqui della malafede, che non ho aperto alcuna trattativa per avere qualcosa, nessun Ministero, niente di niente. Voterò la fiducia perché ritengo, in coscienza, che l’apertura della crisi sia un atto ingeneroso verso le sofferenze che la nostra gente vive. Lo faccio perché è giusto farlo, quasi per istinto, lo faccio, mentre, senza stile ed in modo provocatorio, le sezioni locali del PD e di 5 Stelle hanno fatto ieri una intesa per le prossime amministrative contro il Sindaco della città di Benevento. Sono in tanti, quelli che, in questi anni, hanno voluto, a tutti i costi, creare una caricatura del nostro modo di essere, che, da qualche giorno, continuano, con insistenza e noia, a ritenere che io aspiri a qualcosa o abbia chiesto qualcosa. A loro andrebbe applicata la briglia della comare, quello strano strumento di cui parlava Gramsci, da mettere sulla bocca delle persone “malevoli” e “mettimale”. Non mi asterrò, per poi trattare e chiedere, voterò e basta. La mia gente desidera così ed io, mai come oggi, me ne sento orgogliosamente interprete. Nella mia famiglia, per senso delle istituzioni, vige il principio della rinuncia e delle dimissioni, anche da Ministro, nessun Ministero della famiglia, sono già Ministro della mia famiglia e ne vado fiera”.
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