Chiuso l’accordo tra PD e 5 Stelle. Un “patto a quattro” che arriva in un momento delicato per le sorti politiche nazionali, col governo in bilico e con Mastella gran mediatore. Ma proprio il patto che è stato sancito, da come si legge, in casa della consigliera Farese sta a dimostrare che il fronte antimastelliano non ha alcuna intenzione di ancorarsi a ciò che verrà deciso a Roma e ai caminetti di Palazzo. Cacciano, De Lorenzo, Farese e Mollica hanno sancito un patto elettorale che segna ufficialmente la nascita del fronte, un Rubicone che pone fine, si spera, ad ogni altra eventualità e che ora rappresenta un asse attorno al quale potranno aggregarsi le espressioni civiche della società beneventana. Un passaggio che pone la corrente dem, che non si riconosce nel decarismo e cioè De Pierro, Del Vecchio e Lepore, su posizioni antitetiche. Andranno a sostenere la parte che fa capo al sindaco appoggiata dal Governatore De Luca attraverso il figlio parlamentare Piero. Tutto questo nel silenzio assordante del PD regionale che aspetta le evoluzioni romane e poi, forse, dirà qualcosa a riguardo. Intanto chi parla è Cosimo Lepore, l’ex assessore lealpepista di Fausto Pepe ora vicino alla corrente De Luca. “Pur apprezzando lo sforzo della segreteria locale di dare finalmente seguito ad una visione plurale ed aperta alle altre forze politiche, mi corre l’obbligo di stigmatizzare due dati legati a questa intesa raggiunta tanto fulmineamente. Innanzitutto, attacca Cosimo Lepore, l’assenza di ogni rappresentante del Consiglio Comunale di Benevento: capogruppo o consiglieri, sulle stesse posizioni o meno, non c’era un solo eletto nonostante proprio sul Capoluogo si chiudeva quest’accordo. Sempre, in ogni caso, le delegazioni trattanti dei partiti prevedono il coinvolgimento dei rappresentanti istituzionali!
Anche queste modalità hanno contribuito a riportare alla memoria dei meno giovani il “patto della sopressata”, allora l’intesa dai vertici del PD era ricercata con la destra locale, piuttosto che un vero interpartitico.
Inoltre, abbandonando i richiami allo stile istituzionale ma volendo solo leggere l’attualità, mi chiedo come si faccia a negare l’opportunità di attendere qualche giorno, magari fino a martedì, prima di chiudere accordi in sede locale?
Basta leggere un giornale o solo guardare la TV e ci si accorge che sono in gioco gli equilibri e la tenuta del Governo nazionale, della legislatura, oltre che dell’intero panorama di alleanze del PD. Senza dubbio è fuori tempo chiudere accordi per elezioni di cui non si conosce nemmeno la data.
In ogni caso, in vista delle prossime sfide, mi auguro che il partito saprà fare di più e meglio, magari anche azzeccando i tempi delle sue mosse.