Tu ne fai una a me ed io ne faccio una a te. Tra PD e Mastella è ufficialmente aperta la bagarre. Al Ceppalonico irrita che i De Caro boys gli complichino la vita e premia e aggancia De Pierro e Del Vecchio con Domenico Russo. Subisce, però, la controreplica dem che consiste nella adesione di Luca Paglia al PD, al Comune e alla Provincia. Fermo restando che alla Rocca sia stato eletto con i voti dell’allora centrodestra dovrebbe dimettersi ma si sa bene che non accadrà. E d’altra parte perché mai dovrebbe cominciare proprio con lui l’opera di moralizzazione della politica, specie questa politica? Umberto lo ha prelevato dal Patto Civico e lo ha messo a marcatura stretta del gruppo dem a Palazzo Mosti che gli è contro, almeno in parte. Paglia servirà a contrastare il “pd mastelliano”, absit iniuria verbis, andando a comporre con le polzelle Varricchio e Fioretti il contraltare “umbertino” per il residuo della consiliatura; per il quale si potrebbero vedere cose tante quante mai viste in quasi cinque anni di vita mostiana…forse…mah. A Corso Garibaldi esultano per il gran colpo. Il direttivo cittadino saluta la new entry come fatto importante e che “avvalora la linea di opposizione a Palazzo Mosti ed il progetto per le prossime elezioni amministrative”. De Pierro si limita a prendere atto, di più non potrebbe, e magari spera nella natura assai instabile dello stesso Paglia che in fatto di giri di valzer è competente in materia. Non a caso proviene dallo sliding doors del Patto Civico, e prima ancora era stato “ipnotizzato da Mosè” nel breve volgere dei cittadini protagonisti e prima prima ancora veleggiava nella Lista Mastella, esperienza che si chiuse col divorzio dal sindaco “per divergenza di vedute”. Nel Patto Luca è stato quasi da separato in casa. Mal digeriva gli ondeggiamenti pro-amministrazione dei gerenti, si premurò di affermare che non sarebbe stato un minuto di più se vi fosse stata “l’andata a Ceppaloni” del gruppo, il sostegno ponderato alla maggioranza tanto per intenderci. La chiamata di Umberto ha rotto gli indugi e lo ha tratto fuor dal Patto, topos politico che nei mesi è diventato quasi un “refugium peccatorum”, un purgatorio in cui emendarsi prima di spiccare il salto verso lidi futuri e magnifiche sorti e progressive. Leopardi “c’azzecca assai poco” ma era per fare sfoggio di sapere. E tuttavia Sguera e Scarinzi, delle piroette dell’irrequieto Paglia non ne sapevano nulla. “Auguro di trovare un porto sicuro all’amico Luca”, dice sarcastico Vizzi Sguera, che con Paglia ha avuto nel recente passato più di un motivo per polemizzare. Epperò, parliamo di esponenti politici che hanno frequentato, chi più chi meno, l’arte del quagliodromo per cui è complicato non esporsi poi alla reprimenda di ritorno. Al tirar delle somme. Mastella accoglie gli ennesimi ex antagonisti, addirittura il suo sfidante di cinque anni fa, e questo genera mugugno ulteriore nei “sansepolcristi” del sindaco che si vedono messi ancora di più ai margini e sono in parecchi. Un segnale di debolezza? Probabile, ma in questo momento Clemente ha deciso di ingaggiare battaglia col suo Giano Bifronte in attesa di tempi più propizi, pur sapendo che probabilmente i suoi nuovi compagni di avventura stiano tentando la scalata al loro partito più che sostenere Mastella, nel timore di venire schiacciati se le cose si mettono male. Lui lo sa bene e allora, in questo momento, agisce di conserva con un occhio a De Luca del quale chiede il sostegno un giorno si e l’altro pure. Umberto intende distruggere i rei di lesa maestà che annovera nel “suo” partito e se poi si fa uno sgambetto di più a Mastella tanto meglio. Una drole de guerre in cui ognuno combatte la sua battaglia personale che inevitabilmente finisce nel calderone generale. Nel mezzo c’è la città, se conta qualcosa.