Pasquale Viespoli e il no al referendum sul taglio dei parlamentari. In realtà la chiacchierata tra l’ex parlamentare e la stampa si è trasformata, ob torto collo, in una interessante occasione per affrontare a tutto tondo problematiche politiche, nazionali e locali, sulla contingenza attuale oltre alla vicenda referendaria in se. Viespoli, apparso in forma, conferma di rimanere una delle poche coscienze lucide in questo contesto appannato nel quale si dibatte la dialettica e non solo quella politica. La questione della ridisegnazione dell’intelaiatura costituzionale attorno alla riforma dei rami del Parlamento, con diversa competenza tra Camera e Senato, che i proponenti il si reputano secondaria, ma anche la questione sollevata nel confronto della competenza di una classe dirigente sempre più persa nei meandri dell’improvvisazione e della pochezza culturale, che è poi il vero punto focale dell’intera questione. Viespoli fa un discorso preciso e si interroga: è questa una manovra ad abbattere la casta oppure è il definitivo avvento di concezioni oligarchiche con relativa diminutio di democrazia? La domanda è assai plausibile e una riforma, attraverso lo strumento della democrazia diretta, alla fine potrebbe dare la stura ad un avvicendamento di nuovi potentati in sostituzione dei vecchi che alla fine aggraverebbe il problema. E tuttavia l’ex sottosegretario fa una riflessione squisitamente politica e pone questo referendum nell’alveo della strategia del M5Stelle per un patto di governo col PD teso a blindare l’alleanza in un momento di difficoltà dell’Esecutivo e dell’antipolitica.