La vicenda del “biodigestore di Chianche” non può essere considerata un esempio di buona politica e probabilmente costituirà, soprattutto per le diverse comunità coinvolte, un nuovo momento di crisi tra cittadinanza e istituzioni.
Perché forte è il dubbio che la decisione di posizionare il biodigestore a Chianche fosse già stata presa in altre sedi, piuttosto che dal Consiglio d’Ambito dell’Ato rifiuti; la composizione del voto espresso dagli schieramenti interni a quel consesso costituisce un indizio più che attendibile: un’area politica che non partecipa al voto, un’altra che si astiene e un’altra che vota compatta a favore della scelta di Chianche.
Non un voto contrario espresso rispetto ad un sito che chiunque sarebbe in grado di valutare come fortemente a rischio per quando l’impianto dovrà funzionare: una viabilità inadatta e difficilmente migliorabile per oggettivi problemi di spazi e un’area vocata alla coltura vitivinicola che rappresenta forse l’unico potenziale volano di sviluppo costituiscono lo sfondo su cui dovrebbe operare un impianto così delicato e importante per la nostra provincia.
Perché è vero che il problema dei rifiuti coinvolge tutti ma, ammesso che non ci fossero altre soluzioni gestionali, quello che in aree pronte e organizzate potrebbe rafforzare un sistema di filiera, in un’area come quella che parte da Chianche rappresenta essenzialmente uno schiaffo a quella realtà e a quella popolazione.
Come CNA, sosteniamo da tempo che l’economia è una cosa seria che necessita di scelte che favoriscano imprese e occupazione in accordo agli interessi pubblici e collettivi. Anche la politica, però, dovrebbe essere una cosa seria che non può essere vista come un’attività slegata dagli interessi delle comunità che dovrebbe tutelare.
Tutt’altro: quando la politica si riduce alla difesa di interessi di consorteria e non si fa scrupolo di umiliare aree la cui unica colpa è quella di essere poco popolate e di costituire quindi bacini elettorali poco ambiti, ogni cittadino e ogni soggetto portatore di interessi collettivi ha il dovere di scegliere la strada della protesta, pacifica ma libera.