L’ordine regna a Varsavia ma non nel PD sannita dove le lame hanno cominciato a roteare come quelle di Goldrake. Di rotante, tra i dem, ci sono solo gli zebedei del popolo elettore, non diffusissimo, che assiste attonito al regolamento di conti che è in atto tra i Del Vecchio e i decariani che ormai non si parlano più e si lanciano stoccate al vetriolo senza più esclusione di colpi.
La damnatio, cui ha posto la firma Domenico Galdiero da Solopaca, è l’esatta misura della guerra aperta che imperversa nel partito. A Del Vecchio viene imputata in toto la “derrota” del 2016, la qual cosa appare eccessiva nonostante gli errori di Raffaele e vieppiù anacronistica, atteso il fatto che il j’accuse arriva dopo ben quattro anni dai fatti. In tutto questo periodo nessuno, nel PD, ha mai spiegato come e perchè si sia perso al cospetto di Mastella. Non si è spiegato, per esempio, perchè si è puntato alla maggioranza consiliare, con le bocche di fuoco delle liste decariane, e non sull’appoggio bvero al candidato e sulle motivazioni che indussero De Caro e soci a quella conferenza stampa suicida sui figli di Mastella per fatti, anche quelli, risalenti addirittura a dodici anni prima e a ridosso del ballottagio. Una scelta che non può essere attribuita alla scelleratezza di Umberto che scellerato non era e non è. Del Vecchio ha le sue responsabilità, senza dubbio, anche della non presenza in Consiglio per una opposizione che avrebbe dovuto fare e non ha fatto, ma lui si incazza se glielo si fa notare, epperò chi avrebbe dovuto sostenerlo non lo ha fatto al massimo delle proprie capacità. E poi anche altri hanno fallito obiettivi, ha fallito anche Mortaruolo alle scorse priovinciali ma nessuno ha gridato alla disfatta. Insomma dare addosso all’untore non è apparsa una linea granchè produttiva e ha dato all’untore stesso la sponda per parlare di “macchina del fango”.
Il dissenso, di cui si fa latore Del Vecchio, induce la nomenklatura ad alzare il livello dello scontro che tracima la dialettica interna e dilaga nel tritacarne mediatico. E sortisce reazioni anche nel contesto interno visto che Cosimo Lepore, non poprio un amicone di Del Vecchio, ha espresso giudizi negativi per la maggioranza e di sostegno all’ex vicesindaco di Fausto. Tacciono, per ora, Valentino e De Caro. Il primo ha ben altro cui pensare a casa sua ed anche un futuro incerto alla guida del partito, il Capataz sembra essere lontano dalle vicende, anche su quella gota sarebbe stato scavalcato dallo stesso Valentino. Atarassico, forse De Caro nasconde un non più ferreo controllo del partito Non appare più nemmeno certissima la ricandidatura automatica di Mino Mortaruolo e allora ecco che avrebbe un senso tutta questa messe di polemiche partita quasi all’improvviso. Raffaele Del Vecchio non sembra intenzionato a correre per le Regionali. “Se la sbrogliassero loro” avrebbe confidato a persone a lui molto vicine, ma questo non vuol dire che non sarà parte dei giochi anche solo da osservatore esterno.