Mastella sa di non avere i numeri per tentare la sortita del voto anticipato. Se ne è andato convincendo nel corso di queste settimane per cui l’opera delle diplomazie è in atto. Sa anche che in questo momento è stato in grado di mandare fuori giri Forza Italia, che è in palese difficoltà, parecchi dei suoi fedelissimi, qualcuno in giunta è pronto a dimettersi, inorridito all’idea di condividere gli scaranni della maggioranza col gruppo del PD in emigrazione e lo stesso PD spaccato tra chi vorrebbe, per calcolo di candidatura, avallare un giro di valzer “contra naturam” e chi se ne dispone in modo totalmente contrario. E tuttavia, è un piano che va al di la della contingenza locale, coinvolge uno scacchiere ampio che va da Montecitorio a Palazzo Mosti e sfugge al controllo, anche se le resistenze locali inducono a profonde riflessioni. E d’altra parte continua a non essere l’unico scenario possibile.
Tutti convergono sul fatto che la strategia sarebbe liquidata come inaccettabiloe da un elettorato frastornato, è vero, ma che resta il vero banco di prova con cui fare i conti. Per Mastella ci sarebbe l’ultima spiaggia di un tentativo di compromesso con Mosè Principe col quale dovrebbe aprire un negoziato quasi permanente. E proseguire per un patto di fine consiliatura ancorando gli altri al patto stesso. Insomma, un modo per uscirsene indenne se ci dovesse essere qualche giochetto sottobanco da parte dei soliti noti.
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