La novità di oggi è l’abbandono di Gino De Nigris che lascia l’incarico di assessore all’Ambiente. E’ il secondo membro della giunta Mastella che decide di abbandonare, prima di lui fu Anna Orlando che si dimise lo scorso 25 gennaio. Di questo passo è lecito attendersi che qualche altro assessore prenda la via dell’uscio di Palazzo Mosti, specie coloro che maggiormente agognavano alla “successione” e che ora si vedono spiazzati dalla rinnovata velleità di Mastella di riciclare se stesso. Ufficialmente il buon De Nigris adduce motivi etici. “Non potevo restare sapendo che il mio sindaco ha scelto di dimettersi” dice a supporto della sua decisione. In realtà De Nigris, uno dei più competenti consiglieri, se non il più competente delle ultime consiliature, era scomparso dai radar già da tempo, relegato ad un ruolo secondario, marginale, quasi sottratto alla sua caparbia capacità di censore attento e documentato. “Promoveatur ut amoveatur”, quasi come se le sue argomentazioni fossero, diremmo, demodè per i gusti dell’attuale establishment.
Gino esce di scena nel giorno in cui Principe colloca i “Cittadini” nel cartello elettorale di Alleanza per la Campania. Mastella non l’ha presa proprio bene e di certo non gli basta che Mosè gli assicuri, con una certa dose di schiettezza, il sostegno consiliare nel caso voglia proseguire. In che modo, poi, è tutto da vedere. Di certo non politico e d’altra parte anche la richiesta mastelliana o paramastelliana di “rientrare nei ranghi” è più una boutade che una proposta di ragionamento. “Siamo nelle condizioni di andare al voto con nove liste”, dice un po guascone Principe, ma la sua capacità tellurica di provocare effetti domino sulla scena politica nostrana, Mosè l’ha dimostrata appieno, alla Rocca così come a Palazzo Mosti. A differenza di altri, che pure avrebbero intenzione di opporsi al sindaco, lui è quello che dall’interno ha contribuito più di tutti ad inaridirlo, gli ha sottratto un numero pingue di consiglieri, tre al comune e un altro paio alla Provincia, innescando la crisi. E proprio alla Rocca pare tenere in scacco Di Maria. “Non è certo che parteciperemo alla riunione indetta per il 14”, annuncia sempre Mosè, “anzi è più no che si” dandom l’impressione di esasperare insuoi interlocutori. Certo, parliamo pur sempre di operazioni ai limiti del trasformismo, di cabotaggio politico non proprio aulico, ma è di questo che si pasce la politica di questa città e questo sarà uno dei motivi della prossima, incipiente campagna elettorale.