Di Enzo Colarusso – L’azione a tenaglia su Mastella. Alla Rocca, così come a Palazzo Mosti, la convergenza di interessi che non si allineano a quelli del Sindaco sembra essere ormai chiara. E torna a fare capolino Mosè Principe, che in tempi non sospetti fu esplicito nel ritenere tutt’altro che chiusa la contesa con Mastella dopo i tempi eroici delle Amministrative 2016. Ma “tosto tornò in pianto”, nel senso che i rapporti tra l’estroso Principe e Mastella si incrinarono già nel luglio del 2017 per poi chiudersi del tutto in tempi più recenti. Principe è uomo di rottura. Con la Lega, per esempio, non gli è andata bene ma nei confronti di Mastella si era ripromesso di creare problemi e pare ci stia riuscendo. Ora, Mosè è uno che senza dubbio dispone di “truppe” al seguito, e sempre senza dubbio il ruolo del burattinaio gli si addice. Magari a volte esagera ma fondamentalmente sposta equilibri e quello che sta facendo in queste ore ne è una dimostrazione. Con Cittadini Protagonisti, un cartello di respiro regionale, Principe va all’attacco. Di quanti consiglieri disporrà? E’ prematuro dirlo. A Palazzo Mosti uno di certo è Adriano Reale. Un altro potrebbe essere Luca Paglia secondo il quale tutto è in itinere, che sta a significare una valutazione attenta delle circostanze contingenti. Si parla anche di Angelo Feleppa, anche se il lungagnone era presente alla conferenza stampa di Mastella e di Annarita Russo, in uscita dalla Lista Mastella dopo il forte litigio con Quarantiello prima di Natale. E quindi, Patto, Moderati ed ora Cittadini, tutti ad erodere la ormai dinoccolante maggioranza “ceppalonica” che scricchiola. Il quadro è confuso e questa è una delle poche certezze. Moltissimi a caccia “ra segg”, un posto o una prebenda, traduzione per l’altra Italia, che sia locale oppure addirittura regionale, ma tutti ossessionati dal bernoccolo della richiesta che quando è disattesa produce reazioni. Mastella risponde con durezza. “Con questi lillupuziani non perdo tempo: se hanno i numeri vadano avanti e mi sfiducino, vorrà dire che andremo tutti a casa. Ma non pensassero mai che poi io ne appoggi qualcuno alle prossime Amministrative, se lo tolgano dalla testa”. Ceppalonico che si dice pronto a dimettersi, ricorda che lo ha fatto da ministro figuriamoci se esiterebbe ora, ma è lecito avere qualche perplessità. Le Regionali lo attizzano, non pensa ad altro che a quell’appuntamento e un Palazzo val bene qualche amarezza. “Ho 50 mila, 100mila consensi e con il quadro incerto che abbiamo davanti il mio apporto risulterà determinante”. Ha ragione. Mastella sarà anche un pessimo amministratore ma in compenso è “compos sui” quando si tratta di fare politica. Magari non la migliore ma quella che ha sempre fatto da quarant’anni a questa parte. All’ottimo Tretola, che gli chiede se ha in animo di compattare il centrodestra, replica che lui è l’uomo forte, il protagonista, e che il resto è noia e d’altra parte lo va dicendo da un pezzo che lui fa parte per se stesso e che le etichette gli danno l’orticaria. L’asse con De Luca regge, a maggior ragione se PD e Movimento sigleranno l’accordo, ed è forse l’unica cosa concreta di questi giorni ma tutto è in divenire e le elezioni emiliane contribuiranno a fornire un quadro più esaustivo della situazione. Clemente resterà ad osservare i “lillupuziani”, le loro evoluzioni, la loro voracità. Non si dimetterà, attenderà che i parecchi “Don Abbondio” prendano il coraggio a due mani e stacchino la spina. Non avverrà, almeno fino a giugno, poi sarà lui a seconda di come andranno le cose a Napoli, a decidere cosa fare. Una fatto è certo: Mastella ha fallito. La Città si attendeva da lui uno scatto in avanti, scatto che non c’è stato. Lo ha votato per chiudere con le alchimie decariane di un decennio del Comune a guida PD. Aveva un monocolore consiliare, provvedendo anche a convincere presto i demitiani a cambiare casacca e mettersi al suo seguito, e totale mancanza di opposizione a ostacolargli il passo, quella “dell’amico De Caro”, come ha detto oggi del Capataz del PD. Poteva circondarsi di gente esperta e tentare di evitare il dissesto, riservarsi il ruolo di padre nobile, poteva essere l’uomo immagine e più di tutto chiudere una carriera sfolgorante, forse superiore alle sue capacità, a Benevento, senza ricercare nuove avventure di incerta concretezza. Si è fatto, invece, coinvolgere dalle spire di una maggioranza insaziabile, ha aperto le braccia a transfughi, per la maggior parte dei quali l’unico intendimento è stato cavar fuori qualcosa da Mastella. E’ finito vittima delle ingordigie e più di tutto ha terminato per non governare o tentare almeno di farlo, mettendo davanti alla città le sue ambizioni personali.