Il momento è di quelli delicatissimi. Il futuro dei 51 lavoratori Samte è legato ora alle scelte personali di ognuno: accettare ilm tetto salariale del 32% e dodici ore lavorative settimanali oppure firmare la lettera di licenziamento e chiamarsi fuori dalla vertenza. I sindacati cercano di tenere compatto il fronte ma sanno bene che le possibilità di incidere sono ora ridotte davvero a lumicino.
La spaccatura tra Cgil e Uil da un lato e Provincia e politica dall’altro è sempre più sensibile ed ora la speranza è quella di provvedere a sollecitare l’inizio della produzione dei siti, cdr e discariche, che fa registrare ritardi inammissibili. I sindacati ma non solo loro nei pensieri del Presidente Di Maria. Deve fronteggiare i quattro dissidenti che gli hanno voltato le spalle, di cui almeno due di estrazioe prettamemte mastelliana, almeno in orgiine, e con i quali sta cercando di ripristrinare il dialogo invitandoli al confronto il prossimo 9 gennaio. Paglia, Parisi, Cataudo e Mucciacciaro imputano mancanza di concertazione su Piano Triennale delle Opere Pubbliche, Samte e relativa liquidazione, in sostanza un’azione, quella di Di Maria, priva di confronto ed autoreferenziale.
Mucciacciaro è assai risoluto con Di Mariae da la sua versione dei fatti. A tratti è provocatorio ma non preclusivo.