In attesa del confronto il 9 gennaio alla Rocca dei Rettori, i consiglieri provinciali dissdenti che il 31 dicembre hanno votato contro le delibere della maggioranza prosegtuono la loro battaglia nei confrontio del Presidente della Provinmcvia Di Maria. Si tratta del momento più delicato dall’avvento, ad ottobre del 2018, della presidenza Di Maria, unj segnale forte che le tensioni sono ormai giunte ad un livello di parossismo quasi senza ritorno. Parisi, Paglia, Mucciacciaro e Cataudo si diconio sconcertati dalle parole di Di Maria che respingono con fermezza, specie nel punto in cui si fa riferimento al ricatto che sarebbe arrivato proprio dalla “banda dei quattro” di cinese memoria. I dissidenti partono dal Piano Triennale delle Opere Pubbliche, “redatto senza alcuna concertazione e senza contributo alcuno fornito dai consiglieri. Nessun confronto mai avvenuto sui contenuti, pretermettendo le legittime istanze dei rappresentanti di territori che presentano rilevanti criticità idrogeologiche”. Sulla variazione di bilancio i quattro fanno notare come Di Maria taccia su questioni significative. A partire dal mancato preventivo adeguamento del DUP; mancata motivazione dei motivi di urgenza; mancata indicazione delle ragioni del trasferimento di capitale Samte e la sua natura, oltre che carenza nella documentazione pertinente. A queste osservazionjin dein Revosori dei Conti non è stato dato alcun riscontro. In merito alla questione della liquidazione di Samte i quattro fanno riferimento alle parole del vicepresidente della Regione Bonavitacola espresse martedi scorso durante il summit in Prefettura. “Di Maria fornisca risposte a Bonavitacola e non si trinceri dietro il facile riparo del fantomatico ricatto al quale non crede nessuno”.
