Ha parlato ai politici, alle istituzioni, ai sindacati e agli studenti. Ma anche con la gente. Ha visitato il Conservatorio, il Teatro ma anche tre fabbriche che costituiscono un’eccellenza per il territorio irpino: a Morra De Sanctis è stato all’Altergon e alla Ema, dove ha consumato anche un pasto veloce a base di caciocavallo podolico e un bicchiere di ottimo Taurasi, e a Vallata alla Omi, sulla strada verso la sua San Giovanni Rotondo. Ha compreso subito gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo del territorio: in primis la mancanza di infrastrutture di collegamento e per alcune aziende anche l’assenza degli allacci alla rete del gas metano. Un gap a cui ha deciso di rispondere con un primo concreto impegno, interessandosi della questione con la Snam. Insomma, la visita del premier Giuseppe Conte in Irpinia è stata davvero piena e anche, per molti versi, senza filtri. Il giorno dopo l’appuntamento in occasione dell’inaugurazione delle “celebrazioni sulliane”, i commenti degli addetti ai lavori sono entusiastici. Anche perché non si è trattato di un incontro ingessato da un cerimoniale, anzi tutt’altro.
Al Conservatorio Conte ha diretto per qualche minuto l’orchestra e verificato, con mano, è il caso di dirlo, un esperimento al quale stanno lavorando un gruppo di studenti. Al Teatro, poi, la sua non è stata la classica lezione da professore ma un contributo vivo da studioso su quanto fatto dai cattolici nella stesura della Carta Costituzionale. Mentre in un breve stralcio del suo discorso, riferendosi a Fiorentino Sullo, ne coglie a pieno il pensiero e l’azione.
Non solo i sindacati, al premier Giuseppe Conte sono giunte anche le richieste del sindaco di Avellino, Gianluca Festa, e del presidente della Provincia, Domenico Biancardi. Il primo ha esortato Conte a far ripartire il Paese Italia proprio dall’Irpinia. Il secondo ha posto l’accento su investimenti e infrastrutture per il territorio. Azioni concrete per far ripartire l’economia, lo sviluppo del territorio e l’occupazione, mettendo un freno all’emorragia di giovani e intere famiglie che vanno via per cercare altrove il loro futuro.