Sono i due partiti egemoni a Benevento e nel Sannio, ma non hanno ancora una struttura radicata sul territorio. Parliamo di Lega e Movimento 5 Stelle di cui, nonostante la messe di consensi, si fa fatica a riconoscerne una leadership di riferimento e quindi una struttura di partito consequenziale. E’ la politica del ventunesimo secolo, in parte deideologizzata, tutta schiacciata sulla figura del capo carismatico, catalizzatore di voti e di aspettative. Il Carroccio, con buona pace dei “sansepolcristi” del dio Po, è un partito ormai nazionale, organizzato su di una base di riferimento compatta e “celodurista”, come si diceva ai tempi di Bossi, con discreta capacità amministrativa e giunto alla guida del Paese dotato di classe dirigente meno sprovveduta di quella grillina. Per tutti, però, c’è l’incognita della volatilità dell’umore dell’elettore con cui fare i conti. Da Renzi a scender per li rami, in parecchi hanno sperimentato l’estrema lunaticità dei consensi, ora pelibiscitari, ora deprimenti. Ne sa qualcosa proprio il Movimento che anche a Benevento, dalle Politiche del 2018, perde terreno: ben 17 punti percentuali, pur restando il primo partito. Una slavina che in altri tempi avrebbe provocato un terremoto e che invece ora viene incassato con una certa nonchalance. E comunque la cosa deve far riflettere.
Lega sannita attraversata da correnti che si guardano in gran cagnesco. Divenuta la terra promessa di molti ex alleatini nazionali, in ultimo anche Viespoli ha offerto i propri servigi, il partito di Salvini rischia di implodere prima ancora di nascere. La reggenza di Ricciardi è minata dal dinamismo di Principe che chiede maggiore concertazione e pure maggiore riconoscimento per il lavoro svolto.
Tutti debbono però tenere in considerazione che il 34% di oggi potrebbe essere di colpo mortificato da quella famosa liquidità di cui sopra. E’questa la nuova politica, bellezza.