(alca) – Il Pd dice sì alla lista in città ma alla riunione nella sede di via Tagliamento, che avrebbe dovuto segnare una ritrovata compattezza, mancano due pezzi da 90 come Gianluca Festa e Livio Petitto. Oltre a Luca Cipriano, sempre più distante dal suo ex partito di appartenenza che guarda, ormai, solo come possibile alleato a determinate condizioni.
Ma se al tavolo con segreteria e circoli non siedono coloro che, effettivamente, hanno il seguito maggiore in città, allora la decisione sull’utilizzo del simbolo passa in secondo piano. Prima viene il messaggio di Festa e Petitto, molto chiaro nonostante l’assenza: no ad ammucchiate come quella dello scorso anno e basta con compagini benedette da De Mita e Mancino. Insomma, se i dem stanno predicando da settimane che è necessario un cambio di rotta, i due esponenti, rispettivamente, di “Davvero” e dell’area decariana, già praticano la nuova novella. E non intendono tornare indietro. Del resto, la consapevolezza del loro progetto si fonda sulla linearità di una proposta che, al momento, non prevede deroghe. Se il cambiamento dev’essere, che sia. Ma ciò significa abbandonare vecchie liturgie e proporre volti nuovi. Avendo, peraltro, ancora in piedi anche l’ipotesi di un asse con Cipriano.
A via Tagliamento, intanto, si cerca un modo (ma quale?) di superare le divisioni interne. Anche perché ai prossimi incontri politici, in un perimetro fondamentalmente di centrosinistra, il Pd dovrà pure connotarsi con una progetto concreto e un ragionamento convincente. Va bene ascoltare e proporre le proprie idee, ma ciò vorrebbe dire abdicare sin da subito al suo ruolo guida all’interno dell’area politica di riferimento. D’altra parte, nello stesso partito di visioni della città e di ricette per i suoi problemi ce ne sono diverse, forse troppe per fare una sintesi.