di Enzo Colarusso
Straordinario. È l’aggettivo che Umberto Del Basso De Caro adotta per definire il risultato delle primarie del 3 marzo scorso. In questo contesto il Capataz inquadra anche la sua performance personale che non intende affatto mettere in secondo piano. “La mia “prestazione” è sotto gli occhi di tutti” dice con orgoglio riferendosi al semiplebiscito riscosso in provincia, dove il suo personale risultato ha risalto anche e soprattutto in chiave regionale dove Umberto rappresenta il paladino delle aree interne. Una conferenza stampa in chiave autoreferenziale ma è largamente giustificabile. Presente loi stato maggiore decariano in grande stile che si sente pienamente nel controllo del partito. L’ala cosiddetta zingarettiana, frutto della frattura con il socio storico Del Vecchio, vince in città ma per De Caro è frutto di puro voto d’opinione e così limita l’entusiasmo dei nuovi contraddittori interni. E tuttavia, apre alla nuova congerie e parla di “partito plurale” che è nei fatti ma che non muta gli assetti della federazione sannita e puntualizza che l’attuale leadership sarà tale fino al 2021. Per Umberto valgono sempre e solo i numeri e li si dovrà andare a parare. Come la sua prestazione personale, parametrata al 25%, ma lui sostiene, non senza una punta di polemica, che i numeri siano anche superiori. E d’altra parte lo aveva detto che l’obiettivo era quello di costituire una presenza politica tale da costituire, per i nuovi padroni di Santa Brigida, una rappresentanza autorevole. In sostanza De Caro è ancora De Caro e su questo non c’erano dubbi anche se in città si registra la vittoria di Zingaretti. Questo forse da la dimensione di un certa disaffezione del suo notabilato clanico ma Umberto sferza secco.” Non ho agito in modo serrato in città eppure Martina perde per una manciata di voti”, un modo sottile per attenuare e molto gli entusiasmi del notabilato opposto che ora rappresenta una parte della federazione sannita. Il campo nazionale. Qui De Caro esalta l’affluenza record alle primarie, un segnale che interpreta come l’esigenza della base di pretendere un partito in grado di tornare a recitare un ruolo di contrasto alle forze sovraniste che sembrano dilagare ovunque. “L’elettorato è liquido, sentenzia Umberto, si può guadagnare e perdere milioni di voti in spazi temporali brevissimi e in questa nuova ottica potrebbe essere più agevole riguadagnare terreno e per costruire l’alternativa politica”.