(alca) – Dopo il flop di un consiglio comunale che voleva accendere i riflettori su una serie di debiti fuori bilancio, accentuando le ragioni del dissesto di fronte ad altri esborsi da contabilizzare, ecco l’ultimo tentativo di restare in sella, almeno per un altro paio di settimane.
Il sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi, all’ennesimo sollecito al Collegio dei Revisori dei conti ottiene risposta scritta: l’organismo di valutazione depositerà la relazione sulla delibera di dissesto approvata dalla giunta il 4 dicembre.
“Ciò significa – spiega Ciampi – che il presidente del Consiglio Comunale potrebbe sottoporre il dissesto in aula già dal 5 dicembre. A questo punto non comprendo più la fretta di sfiduciarmi 10 giorni prima della discussione sul dissesto. Non capisco quale sia il timore di andare fino in fondo sulla “operazione verità” sui conti del Comune. Mi auguro – conclude il sindaco – che tutti i consiglieri comunali siano capaci di mettere il bene comune davanti agli interessi di parte”.
Insomma, Ciampi si gioca l’ultima carta e aspetta che qualcuno dei 19 firmatari della mozione di sfiducia nei suoi confronti ci ripensi. A questi, però, vanno aggiunti Nadia Arace, assente nel giorno in cui il documento è stato protocollato, e, a quanto pare, i due consiglieri di Forza Italia, Ines Fruncillo e Lazzaro Iandolo, oltre a Damiano Genovese della Lega. Dunque, visto che in assise la maggioranza è di 17 consiglieri, e quelli che sembrerebbero intenzionati a votare per la chiusura della consiliatura sono 23, il primo cittadino in queste ore dovrà fare breccia in almeno 7 di loro.
Intanto, i 36 debiti fuori bilancio presentati nel consiglio comunale convocato d’urgenza sono stati ritirati dallo stesso Ciampi di fronte alla pregiudiziale di Dino Preziosi. Un altro passaggio a vuoto dell’amministrazione pentastellata che avrebbe dovuto sapere che il Comune non è in equilibrio finanziario a causa del disavanzo del rendiconto 2017, e il paventato dissesto, così come gli stessi equilibri di bilancio, non sono stati approvati. Senza contare che tutte le pratiche portate all’ordine del giorno erano firmate da assessori, dirigenti e segretari non più nelle loro funzioni.