(alca) – Dopo 5 ore e mezza di discussione e 2 di sospensione per una conferenza dei capigruppo ad horas e annessa approvazione di una modifica alla delibera portata in aula, il consuntivo 2017 del Comune di Avellino passa con 13 voti favorevoli (Ciampi, Aquino, Laudonia, D’Aliasi, D’Alessandro, Ridente, Petitto, Ambrosone, Capone, Gianluca Festa, Iacovacci, Maggio, Luongo), 12 astenuti (Percopo, Pizza, Nicola Giordano, Bilotta, Verrengia, Pericolo, Fruncillo, Lazzaro, Cipriano, Marietta Giordano, Leonardo Festa, Preziosi) e 1 contrario (Arace). L’approvazione del bilancio regala all’amministrazione pentastellata un altro po’ di ossigeno e, sul filo del rasoio, evita l’immediato commissariamento che sarebbe scattato al respingimento del documento contabile da parte dell’aula, vista la diffida prefettizia.
Ma la fine anticipata della consiliatura si è sfiorata lo stesso proprio a causa dello schema di delibera portato all’attenzione dell’assise che non citava la strategia proposta per ripianare il deficit del Comune, come da delibera di giunta. Una svista gravissima che avrebbe comportato l’approvazione di un atto incompleto e di conseguenza la chiusura dell’esperienza Ciampi, in quanto secondo l’articolo 188 del Tuel la discussione su bilancio e piano di risanamento devono essere contestuali. A salvare, per il momento, il prosieguo del mandato amministrativo, è stato il consigliere Dino Preziosi, capogruppo de “La Svolta inizia da te”, che ha sollevato la questione e proposto l’emendamento, che ufficializza il dissesto quale misura da adottare, poi apportato nel corso della capigruppo, e stralcia il riferimento al 188 del Tuel.
Naturalmente l’ennesima imperfezione su un atto presentato dall’amministrazione a 5 Stelle ha mandato su tutte le furie i consiglieri presenti. Molti dei quali hanno ipotizzato che non si trattasse di un mero errore ma di una scorciatoia per andare a casa prima del tempo. Accuse pesanti sono state lanciate contro il sindaco ma anche nei confronti dell’assessore alle Finanze, Gianluca Forgione, relatore della delibera e dell’unico punto all’ordine del giorno, e dei tecnici che non avevano controllato la regolarità del documento. Per Preziosi, che ha annunciato di voler discutere in aula la sfiducia al primo cittadino entro il 26 novembre, giorno di scadenza della mozione protocollata, pena le sue dimissioni, si è trattato di una mancanza di una gravità inaudita.
Prima delle dichiarazioni di voto, in aula a farla da padrone nel dibattito, più che i conti dell’ente, erano state le diverse posizioni sull’ordine cronologico da seguire per affrontare sfiducia e dissesto. Con il Pd, sostanzialmente, unica forza a propendere per il rispetto delle scadenze in base alla presentazione degli atti. Dunque, prima la sfiducia, con buona pace della consiliatura e del confronto sul dissesto che attende ancora il parere dei Revisori dei Conti.
Dopo l’incidente burocratico, però, la stessa linea pare sia passata anche per quanti avrebbero voluto condurre in porto fino in fondo la cosiddetta operazione verità sul disavanzo delle casse di Palazzo di Città e il metodo del suo ripianamento che avrà pesanti ripercussioni sul futuro della città e dei contribuenti.