Tutti con Di Maria alla conquista del fortino. La destra, o quello che si vuole ancora etichettare con questa classificazione “ottocentesca”, manca dalla Rocca da più di vent’anni. L’ultimo fu Roberto Russo, dopo ha dovuto assorbire prima Panza, poi la debordante era Nardone, della quale fu artefice anche Mastella in entrambe le elezioni, e poi gli echi di fondo della stagione Cimitile, anche qui e fino al 2009 con l’appoggio determinante del Ceppalonico. Per non parlare della “ponderata” presenza di Claudio Ricci che, tutto sommato, esce a testa alta dall’Acropoli. Il ruspante ex sindaco di San Giorgio del Sannio ha governato con i classici fichi secchi e nel quasi totale disinteresse del suo partito e non è stata impresa semplice; presto se ne accorgerà anche il santacrocese Di Maria dato per certo come successore alla presidenza. Ora, con Mastella, la destra o quello che è, si accinge a rivarcare i cancelli di quella istituzione ma non ci troverà le ricche prebende del passato, le vacche grasse; troverà casse esangui e la vana attesa di una legge che dia robustezza ed anche un senso al referendum del 4 dicembre che ha rimesso in sesto la Provincia. C’è da temere che chi arriverà avrà molte gatte da pelare. Mastella però sa fare la politica. Egli si appresta ad annettere un nuovo tassello al suo personalissimo e ricco palmares: in due anni si intesta Comune e Rocca e per quanto gliene si dica è l’unico vincitore della congerie, dopo avere conosciuto l’onta della polvere. Poco gli cale che Di Maria non abbia alcuna intenzione di ammantarsi di colorazioni politiche specifiche, perora la causa del civismo dopo avere liquidato come intempestivo il disperato tentativo di De Caro, perchè sa bene che ancorarsi ai limitati vincoli di partito gli inibisce quegli spazi vitali necessari per le sue “immancabili vittorie del futuro”, l’ambiziosa e forse eccessiva velleità di correre per le presidenziali regionali tra due anni, tanto per fare un esempio. Incontra Mosè Principe e non per parlare di scuole, inaugura al contempo la stagione della trasversalità ma senza rinunciare alla tradizione. Con la Lega fa intendere di aspettare a Canossa Ricciardi e i suoi consensi, che vanno soppesati, mentre con Fratelli d’Italia l’accordo è raggiunto, con buona pace di Ida Santanelli, il disaccordo della quale comportò la venuta a Benevento di Cangiano e Donzelli per ribadire che chi si ferma è perduto e che indietro non si torna. E quindi lunga vita alla trasversalità. Consiglieri che appoggiano sindaci del PD che però si orientano diversamente e così autorevoli esponenti di una sinistra in disarmo che non si fanno scrupoli a votare per Di Maria. Per non parlare di sindaci ed amministratori del PD che pur di togliersi dalle scatole Damiano e Valentino, la classe politica decariana tanto per capirsi, sarebbero e sono disposti al gran balzo. Più grande sarà la debacle di Damiano più è probabile che si aprano feritoie nella corazza del decarianismo che occupa il PD. In questo brodo primordiale pesca Mastella cui nessuno deve insegnare come si tesse la tela del consenso e come si parla ai recalcitranti.