Mentre a destra si prova a ricercare l’unità e si lavora alla concertazione, nel PD che si prepara alla Festa dell’Unità del prossimo weekend, si comincia a ragionare sulle prossime provinciali. La riunione dei quadri dirigenti, con Umberto Del Basso De Caro e il particolare non deve apparire come scontato, ha posto all’attenzione il dato politico contraddistinto dalla necessità di bloccare la fase negativa e dare nuovo impulso ad un partito che da troppo tempo da la sensazione di avere esaurito il suo compito storico. A Benevento il tracollo del 2016 ha lasciato sul selciato macerie in quantità industriale. Del Basso De Caro stesso, pur dicendosi sempre al fianco del PD locale, in realtà se ne è sempre più distanziato lasciando ampo spazio di manovra alla sua classe dirigente che però non sembra abituata a decidere senza la sua stretta marcatura. Va da se che proprio ora che il partito avrebbe bisogno di mano energica, Umberto decide di allentare la pressione e di consegnare a tutti il sempre auspicato spazio vitale ma con effetti che potrebbero rivelarsi catastrofici. Il grande ventre decariano, ideale nei momenti di gestione e di conservazione del potere, appare ridimensionato quando invece è tempo di riorganizzazione e di rielaborazione, quando l’analisi e la politica prendono la scena.
E’ uno dei limiti di Umberto, pragmatico ma poco stratega, notabile come i suoi avi e di conseguenza legato a schemi personali di relazione con la base del suo consenso. La sua maggiore responsabilità politica è forse quella di avere incarnato troppo lo spirito dell’etat ce moi, di avere ciorcoscritto a se l’epicentro della rappresentanza politica e di avere gestito lo status quo che, come tutte le cose, ha un inizio ed una fine. Ora Umberto si converte all’epicureismo, se ne sta in disparte in attesa di novità. Anche sulle Provinciali e tutto ciò che ne concerne fa sapere di voler lasciar decidere e di non intervenire. Sa, forse, che l’impresa di difendere la Rocca è ardua e senza la città capoluogo il voto ponderato lo penalizza. Occorre uno sforzo grandissimo e forse la voglia di volerlo fare e con De Caro defilato occorre che il partito passi al setaccio tutte le disponibilità che poi non sono molte. Franco Damiano appare il più accreditato e negli ultimi giorni ha avanzato la sua disponibilità anche Michele Napoletano che col partito ha più di un conto aperto. Oltre il giardino, per citare una canzone cara al compagno Kuzminac deceduto oggi, c’è poco e quel poco forse non basterà.