E’ vero d’altro canto che la sua attenzione è rivolta altrove, ad Avellino per esempio, e che a Benevento ha allentato la presa concedendo al partito quegli spazi di manovra che lo si accusava di non concedere negli anni passati. Molto ha inciso la sconfitta elettorale del 2016 che ha segnato una fortissima divaricazione tra l’Avvocato e quella base di consenso che si riteneva lo zoccolo duro del partito e del suo notabilato e che è franata andando ad infoltire le schiere di Mastella. Una mazzata alla quale il PD, tutto impostato su crismi di pura gestione e conservazione del potere e al quale lo aveva addestrato proprio il Capataz, non ha saputo contrapporre alcuna contromisura. Tutto questo ora pone ai dirigenti del PD l’onere di imbastire un’azione politica di cui non sembrano essere in grado di sorreggerne il peso. In sintesi: De Caro ha lasciato un vuoto di potere e le conseguenze sono l’afasia e la paralisi in termini di iniziativa politica e tutto lascia ipotizzare che anche per le provinciali e la scelta del portacolori l’atteggiamento “epicureo” di Umberto non sarà differente.