Dopo la sbornia da autocelebrazione di Città Spettacolo, o quel che è, il sindaco Mastella indossa i panni del sergente di ferro e “batte co remi chiunque s’adagia”. Mastella come Caronte ma senza occhi di bragia. Tanto basta però per indurre la sua ciurma a vigilare su quei mezzi debosciati che affollano gli uffici e che passano il tempo a bighellonare: d’ora in avanti gli zelanti assessori dovranno essere inflessibili, Corona è avvisato. E le cose miglioreranno, di certo, con l’arrivo imminente di Gennaro Santamaria che Mastella ha salvato dalle grinfie dell’Inps, e che farà da capostaff del Gabinetto del Sindaco, una sorta di trasmissione con quella burocrazia che per il sindaco è responsabile dell’andamento ondivago della macchina amministrativa. Parente, il solerte, ha avuto il suo bel da fare. Convincere la corte che è meglio piantarla con le rotture di zebedei su Santamaria non è stato semplice. Per i più recalcitranti è servito l’intervento diretto del capo a tacitare i mugugni, magari con qualche promessa, e comunque Mastella quando decide in un verso non bada di certo alle perplessità di qualche ascaro. Con Pierferdi l’amicizia è antica, non corrotta dalle inevitabili vicissitudini della politica; e poi sono entrambi democristriani ed entrambi credono nei corsi e nei ricorsi storici e chi più di Mastella poi. Ragione per cui tornare a dialogare con quegli amici potrebbe essere utile. A Mastella non chiedere di ponti e scuole e neppure di come si manda avanti un’Amministrazione che non è affar suo, ma non illuderti di saperne più di lui in fatto di strategie e di alchimie, di posizionamenti e blitzkrieg come quella che ha condotto all’irrilevanza la “povera” De Girolamo; su questo il ceppalonico è over category, un asso, una volpe, un signore che a capo di un partito tascabile è stato capace di tenere in pugno le sorti di un Paese per una quindicina d’anni. Chapeau. E quindi chiunque tra i due fiumi pensi di saperla più lunga di lui è un folle come quello o quelli che hanno messo in mezzo la voce di una sua candidatura alla Provincia, qualcuno sostiene per indebolirlo. Cosa ci farebbe Mastella alla Rocca ce lo dovrebbero spiegare, senza vetrine e senza uno sgheo e con un ente di cui nessuno sa davvero cosa ne sarà in futuro. La Rocca è di certo un tassello della sua strategia di potere ed è già a lavoro per irrobustire la candidatura di qualcuno come il sindaco di Santa Croce Di Maria ma certo non sarà lui il successore di Ricci…
Il sindaco di Benevento vola alto. Tutto quello che sarà da qui al 2020 è compreso nel quadro di una ricerca sostenuta di visibilità e va detto, anche i problemi della città subiranno lo stigma di una proposizione sempre più accentuata in tal senso. Il sindaco sa benissimo che non potrà risolvere il problema della obsolescenza dei plessi scolastici, tutti al di sotto della soglia minima di vulnerabilità sismica, e sa bene che non c’è una lira in cassa e sa bene che bloccare l’inizio dell’anno scolastico è una utopia. Non esiste un piano di smistamento degli studenti in altri siti e quelli provinciali non basterebbero. Potrà ottenere dalla Regione qualche stanziamento per mettere mano alle situazioni più urgenti e poi ammettere che di più non si poteva fare. Anche a Roma farà valere “monteschianamente” il suo concetto di res pubblica ma il bando periferie difficilmente lo vedrà. In conclusione, Mastella fa quello che gli riesce meglio e chi può biasimarlo. Governa le emergenze nella maniera che meglio conosce che è quella di prestare sempre massima attenzione a prendersi il giusto dosaggio di responsabilità possibile che è poi la pietra angolare della sua avventura da sindaco di Benevento.