È noto che i processi di territorializzazione siano perennemente in fieri, legati alla perpetua interazione tra uomo e ambiente nella sua accezione più ampia. L’opera umana interviene sugli assetti territoriali mutandone, sovente in modo decisivo, le peculiarità sociali, economiche e, financo, istituzionali. D’altro canto, la stessa geografia politica, sebbene non interamente sovrapponibile a questo genere di processi, ma ad essi palesemente connessa, è una scienza mai categorica, costitutivamente caduca che subisce, non di rado, cesure nette tra il ‘prima ed il dopo’ l’accadere di determinati eventi. Basti, per gli adulti, il richiamo alla mente degli atlanti geografici, cui ci si approcciò da bambini, per esperirne l’intima condizione di precarietà. Similmente, discendendo per li rami, i comuni e le relative organizzazioni sovra-comunali (dalle comunità montane, ai vari ambiti territoriali, all’unione di comuni, etc.) sono enti che rappresentano la cristallizazione istituzionale, in un dato tempo, delle peculiarità di un contesto, lato sensu, culturale e socio-economico. Come tali, soggiacciono anch’essi ai medesimi processi di territorializzazione e ne subiscono, analogamente, gli effetti. Con riferimento specifico alle Comunità Montane, l’attuale «zonizzazione» risale alla L.R. n. 12 del 30 settembre 2008. Dieci anni orsono. Per il comprensorio Alto Sannita, si può con ragione affermare che si tratti di un evo fa! Infatti, il decennio che abbiamo alle spalle, al di là di ogni altra pur cogente considerazione, ha visto la realizzazione dei primi due lotti della «Fortorina», la più importante infrastruttura viaria della storia di questi territori. Infrastruttura che, grazie al maniacale impegno dell’ex sottosegretario Del Basso De Caro, sta proseguendo verso l’alto fortore con l’obiettivo di vedere finalmente collegate le aree interne delle regioni Campania, Puglia e Molise, per un impegno di ulteriori 225 milioni di euro, tutti già finanziati. In ogni caso, l’attuale Fortorina ha già prodotto una frattura nella continuità della storia sociale ed economica di una parte dell’Alto Sannio, finendo per ri-determinarne gli assetti territoriali. È ormai patrimonio comune che, a partire dall’apertura nel novembre del 2014 della tratta tra il km. 9,900 e il Km. 19,124 (svincolo di Pesco Sannita – svincolo di Reino) della strada statale 212 della «Val Fortore», i comuni di Castelpagano, Colle Sannita, Circello e Reino abbiano visto ri-definita, in modo incontrovertibile, la propria connotazione territoriale. Si tratta di comuni che, collocati ad est del fiume Tammaro, afferiscono alla vasta Comunità Montana del Titerno-Alto Tammaro con sede oltremodo distante nella cittadina di Cerreto Sannita. A ben ricordare, già in occasione della riorganizzazione degli Enti Montani del 2008 emerse, nella sua plastica evidenza, quanto fosse temeraria l’unione di territori così lontani e diversi tra loro. In effetti, allora, si trattò della semplice fusione delle due preesistenti C.M. del Titerno e dell’Alto Tammaro. Tuttavia, ciò che già 10 anni fa parve una forzatura, oggi non ha più senso alcuno, specie per gli anzidetti comuni i quali, in aggiunta alle fondate ragioni di allora, hanno visto, nel frattempo, radicalmente mutati i propri assetti territoriali per effetto della citata infrastuttura viaria che li ha, letteralmente, «attratti a sé». In coerenza con questi nuovi assetti, i cui aspetti qualificanti ineriscono stutturalmente la locale mobilità nonché i connessi fattori economici e sociali dell’area, appare oggi indifferibile una nuova «zonizzazione» dei due enti montani insistenti nell’Alto Sannio che proceda al «trasferimento» dei comuni di Castelpagano, Colle Sannita, Circello e Reino nel contesto della comunità montana del Fortore. In tal senso, è auspicabile che, a partire dalle amministrazioni comunali interessate, d’intesa con il Consigliere regionale, Erasmo Mortaruolo, cui affidare la guida politica del processo, si ponga in essere quanto necessario per conferire al mutato ordine delle cose il suggello della forma istituzionale. Al di là della sua valenza territoriale in senso stretto, si tratterebbe di una riorganizzazione cui certamente associare ulteriori opportunità per l’intera area negli anni a venire.