(alca) – L’alleanza De Mita-Mancino e la voglia di cambiamento, l’elezione al primo turno di tanti volti noti (tra i molti consiglieri uscenti riconfermati e tanti altri che si erano fermati solo per un giro) e il patto anti-Pizza , le vicende giudiziarie e la presa sull’elettorato di un filo diretto tra Comune di Avellino e Governo. I motivi della vittoria di Vincenzo Ciampi ma soprattutto del Movimento 5 Stelle su Nello Pizza e il centrosinistra che lo sosteneva sono certamente variegati e, in percentuale, non si può ancora stabilire quali di questi abbia avuto il peso maggiore. Ma una cosa è certa: la sconfitta del Pd e dei demitiani nel capoluogo irpino è un risultato storico e per questo va tenuto in debita considerazione per tutte le sue implicazioni e sfaccettature.
In attesa di approfondire meglio i numeri venuti fuori dalle urne, però, un dato su tutti salta subito agli occhi: se Pizza avesse mantenuto le preferenze acquisite al primo turno, 13.871, avrebbe vinto anche il secondo, visto che il suo diretto avversario a questo giro se ne è aggiudicate 13.694 contro le 6.535 di quindici giorni fa. E su questo dovranno interrogarsi i dirigenti del Pd (ancora spaccato in seguito alla vicenda del congresso provinciale) e gli esponenti politici del centrosinistra per capire dove hanno sbagliato.
Intanto, però, sono doverose un paio di considerazioni. La fotografia del consiglio immortala una situazione atipica con Ciampi costretto ad essere un sindaco di minoranza, in quanto forte, si fa per dire, di soli 5 membri dell’assise sui 32 totali. Dunque, adesso il nodo da sciogliere è quello della governabilità e della costruzione di una maggioranza stabile che non può dipendere dal provvedimento che si porta all’ordine del giorno ma deve sapersi compattare su un programma di gestione. E a nulla servirebbe anche l’appoggio totale delle altre liste in campo fino al 10 giugno, arrivando con loro solo a quota 13 consiglieri. Gli altri 4 necessari per approvare le proposte in prima convocazione dovranno, per forza di cose, essere cooptati dallo stesso centrosinistra di Pizza. Un’ipotesi che, al momento, appare poco realizzabile, nonostante una delle caratteristiche dei membri del centrosinistra nella consiliatura appena terminata è stata proprio quella di andare contro corrente. Mettendo in estrema difficoltà l’ormai ex sindaco Paolo Foti, per 5 anni in balia del Pd e delle sue mutevoli maggioranze di corrente.
Non è detto, poi, che gli sconfitti non decidano di presentare contestualmente le dimissioni davanti ad un notaio, decretando così l’immediata chiusura anticipata dell’amministrazione a guida pentastellata per manifesta sfiducia al primo cittadino della maggioranza dei membri.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.