Questione mediateca. Dopo l’accordo tra Comune ed Arpac interviene il Movimento 5 Stelle che attraverso Nicola Sguera e Marianna Farese fa la disamina della situazione partendo dall’avventatezza con la quale si procedette alla inaugurazione nella primabvera del 20q6. Sguera e Farese criticano la scelta dell’allora sindaco Pepe di aprire le strutture senza collaudo, senza convenzioni con i soggetti che avrebbero dovuto gestirne le varie strutture, senza sorveglianza. “Un peccato, considerando le devastazioni avvenute di una delle opere più intelligenti e meglio pensate del PIU Europa”, il giudizio del gruppo consiliare pentastellato che, messo da parte il passato, si concentra sulle responsabilità dell’Amministrazione in carica. “Le scelte fatte sull’affidamento delle strutture sono molto discutibili. Avemmo modo illo tempore di stigmatizzare l’affidamento a soggetti “confessionali” di strutture pubbliche. La scelta di affidare all’Arpac la gestione della mediateca è per il Comune, che ha garanzia della gestione della struttura e presidio nell’area, e per l’Agenzia, che risparmierà un milione di euro. La riteniamo una scelta profondamente sbagliata che offende non solo chi ha progettato l’opera come «un edificio civico, collettivo, a destinazione culturale connessa all’innovazione tecnologica» al centro del quartiere popolare per eccellenza di Benevento, oltre che più popoloso, ma anche un mondo di impegno sociale che avrebbe dovuto essere coinvolto attivamente. Troviamo francamente surreale che nella Delibera di Giunta si dica in premessa che la Mediateca nasce per promuovere la formazione culturale attraverso la multimedialità e l’organizzazione di eventi, e si conclude affidandola ad un Ente burocratico che dovrà garantire sostanzialmente la sicurezza e, in subordine, mettere a disposizione la Mediateca «ai giovani, agli studenti e alle associazioni che operano nel Rione Libertà». Come potrà farlo l’ARPAC, con quali strumenti? Nel momento in cui la struttura diventerà un ufficio è realistico pensare di poterne fare un uso diverso? Insomma, ci pare una scelta al ribasso, mediocre, il tradimento di una potenzialità che, adeguatamente utilizzata, poteva essere segnale forte ad un quartiere che continua ad essere percepito dalla politique politicienne come un grande serbatoio di voti, da blandire con promesse elettorali sempre disattese. Non possiamo infine non ricordare un latente conflitto di interessi tra chi guida l’ARPAC sannita e la politica (partitica). Difficile pensare ad una mera coincidenza. Al contrario, ci sembra una plastica raffigurazione di una “casta” autoreferenziale che disattende e tradisce i veri bisogni popolari”.