“Il sindaco di San Giorgio del Sannio ha perso un’altra occasione, l’ennesima, per rappresentare adeguatamente i propri cittadini. L’assemblea dei sindaci dei Comuni soci dell’Alto Calore Servizi, svoltasi lo scorso 29 dicembre ad Avellino, rappresentava una ulteriore chance per Mario Pepe di dimostrare con i fatti la reale volontà di voltare pagina nella gestione delle risorse idriche. E invece ancora una volta il primo cittadino di San Giorgio del Sannio si è comportato diversamente da quanto avrebbe fatto ogni comune cittadino di San Giorgio del Sannio, cortigiani esclusi chiaramente. Si è trattato di una riunione surreale, nella quale il presidente De Stefano ha favoleggiato di presunti ruoli futuri di gestione da parte di Alto Calore nell’Ente Idrico Sannio – Irpinia.
Gestione? Una società che non paga regolarmente stipendi e oneri previdenziali ai dipendenti, non tacita i creditori per svariati milioni, perde 800mila euro al mese e ha già accumulato 150 milioni di euro di debiti, cifre citate dallo stesso De Stefano, come può pensare di candidarsi alla futura gestione del ciclo integrato delle acque? Si tratta con tutta evidenza di un morto che cammina, una finzione scenica che sottende ben diverse mire di dominio sul più importante dei beni. E del resto proprio il presidente pro tempore di Alto Calore ha auspicato nella stessa seduta che nasca l’Acquedotto Meridionale, soggetto ancora tutto da decifrare che vedrebbe insieme Campania e Puglia per la gestione delle risorse idriche. Due Regioni, guarda caso, guidate entrambe dal Partito democratico. E qual è stato il partito che ha tenuto a galla De Stefano (citazione testuale dal titolo di un quotidiano locale) nella riunione del 29 dicembre? Il Partito democratico, of course.
C’è chiaramente un disegno dietro la perdurante e dunque non casuale emergenza idrica che attanaglia sempre più gravemente i territori sannita e irpino. Tenere in vita un ente palesemente fallimentare sta a cuore soltanto a chi ha deliberatamente svenduto i diritti di migliaia di cittadini, veri proprietari della risorsa pubblica per eccellenza, l’acqua, sull’altare di equilibri politici – economici che scavalcano ampiamente le nostre teste. E lo dimostrano proprio le incredibili affermazioni rese in assemblea dal signor De Stefano che ha chiamato i sindaci a ripianare le colossali perdite di Alto Calore Servizi. Come se De Stefano non conoscesse perfettamente le enormi difficoltà economiche in cui si dibattono un po’ tutti i Comuni delle due province, difficoltà che rendono improponibile ogni ipotesi di risanamento dell’ente. Ciò che interessa davvero al Partito democratico non è la salvaguardia delle risorse idriche di Sannio e Irpinia e la tutela dei cittadini delle due province, ma la concretizzazione di un piano già deciso a tavolino, di cui Alto Calore è solo strumento funzionale, per un nuovo business dell’acqua che penalizzerà ancora una volta i cittadini.
In tale quadro, dopo anni di disagi che gli abitanti sangiorgesi conoscono purtroppo benissimo, era lecito attendersi dal loro sindaco un attestato di resipiscenza ancorché tardiva, una presa di posizione chiara e netta contro la scellerata gestione dell’Alto Calore. Una alzata di testa del calibro di quelle che Mario Pepe ha dimostrato di saper fare quando, ad esempio, non è stato candidato al Parlamento alle elezioni Politiche del 2013. E invece, niente di tutto questo è accaduto il 29 dicembre scorso ad Avellino. Il sindaco di San Giorgio del Sannio ha giocato ancora una volta in proprio: non si è unito ai sindaci che puntavano a far saltare il piano ordito dal Partito democratico, tra i quali gli omologhi dei vicini Comuni di San Martino Sannita, San Nazzaro, San Nicola Manfredi, Pago Veiano, e si è astenuto. Un atteggiamento proprio del miglior Ponzio Pilato, con la differenza che lavarsi le mani, date le circostanze, risulta difficile…
Non avevamo dubbi, del resto. Mario Pepe appartiene incorreggibilmente a quella casta che ha provocato i guasti che oggi paghiamo a caro prezzo sulla nostra pelle. Dopo tutto quello che è accaduto e sta accadendo anche in pieno inverno nella erogazione del servizio idrico, e mentre si prospetta un ulteriore beffardo incremento delle tariffe, una perentoria esternazione di dissenso sarebbe stato il minimo sindacale. Ma Pepe ha ben pensato di non urtare le suscettibilità di chi detiene le leve del potere, quelle stesse che negli anni scorsi lo hanno visto diretto protagonista in Alto Calore. Si è così schierato per l’ennesima volta dalla parte degli aristoi e non del demos, per utilizzare un lessico a lui familiare. Se il sindaco Pepe ha argomenti per smentirci, lo faccia pure. Attendiamo trepidanti la sua replica, meglio ancora se corredata dal verbale della riunione del 29 dicembre. Se invece non lo farà, come crediamo, avrà dimostrato ancora una volta che le letterine ai vari organi istituzionali, dal presidente di Alto Calore al Capo dello Stato, non sono altro che una cortina fumogena per depistare i cittadini e fingere un’attenzione al problema che invece, al momento giusto, scompare.