Ormai è fatta. Si va verso elezioni anticipate, sia pure per questioni minime di tempistica. Il Presidente della Repubblica Mattarella, tra domani e venerdì 29, convocherà i presidenti del Senato, Grasso, e della Camera, Boldrini, ed emanerà il decreto di scioglimento dei due rami del Parlamento. Il Presidente del Consiglio Gentiloni “traghetterà” il periodo intermedio ed insieme al Ministro degli Interni Minniti firmerà il decreto di indizione delle elezioni con il quale verrà fissata anche la data della seduta inaugurale delle nuove Camere.
E quindi il 4 marzo sembra essere l’election day. Dalle nostre parti, come anche in altre realtà italiane, qualche sindaco potrebbe essere sedotto dall’idea di mollare gli ormeggi e salpare verso i lidi di Montecitorio o di Palazzo Madama. La fine anticipata della legislatura conferisce la possibilità di baipassare l’ostacolo della incandidabilità per i sindaci delle città sopra i 20mila abitanti che altrimenti dovrebbero “cessare dalle loro funzioni almeno 180 giorni prima della data di scadenza naturale del quinquennio di durata del Parlamento”, recita la legge. Se invece si va ad elezioni anticipate, l’obbligo non c’è più, a quel punto basta dimettersi entro sette giorni dalla pubblicazione del decreto sulla G.U. che fissa le elezioni e ci si può candidare. In ogni caso l’accettazione della candidatura a Deputato o Senatore comporta la decadenza dalla carica di Sindaco. Mastella, questo, lo sa da un pezzo e non è un mistero che l’idea non solo lo affascina ma è anche diventata centrale nelle sue strategie.