Che fine ha fatto Amina Ingaldi? La domanda, come diceva Lubrano, sorge spontanea. A sette mesi scarsi dal suo roboante distacco dalla giunta Mastella di cui faceva parte, Amina è passata dalle luci dei riflettori ad una sorta di anonimato o quanto meno è questo quello che sembra. Mastella se ne disfece, certo lei ci mise e molto del suo provocando quello che sarebbe poi avvenuto. Il clima attorno a se si era fatto incandescente. Al sindaco non piace doversi misurare con gente di carattere e così Amina, fiutando l’aria, se ne andò col suo gruzzolo di voti. Non proprio quisquilie e chissà se al Ceppalonico, a caccia di fardelli per la campagna elettorale incipiente, quel bottino non risulterà come un gran rimpianto, un piatto indigesto. Ma non è del sindaco che qui conviene parlare, almeno per una volta. La “lambertiade” non è di quelle che se ne sta ferma e buona. Che piaccia o meno è sempre in costante moto perpetuo. Profilo basso e andare è tornata alla sua quotidianità. Ascolta, molto, incontra gente e a modo suo fa politica mantenendo i contatti con la gente che l’ha votata. Considera l’esperienza a Palazzo Mosti una tappa, per quanto deludente, del suo percorso un’esperienza che certo avrebbe gradito fosse diversa ma tutto sommato non le ha impedito, per breve che sia stata, il contatto con la gente. La Ingaldi viene dal mondo del volontariato e dell’associazionismo e non ne ha mai preso le distanze. Il suo presente è assai dinamico, chi ne immaginava uno scarno e livoroso verso un destino cinico e baro, ebbè, ha fatto male i conti. In sostanza Amina è come la figlia della sora Camilla…”tutti la vonno e nessuno la piglia”; è e resta un personaggio politico, se per politico si intende al servizio della città. Forse anche per questo in parecchi si interessano alle sue sorti. E al suo gruzzoletto che nel frattempo, forse, è pure aumentato.
