Angelo Feleppa se ne va da Mastella e si iscrive di diritto al novero, poco lusinghiero, dei transfughi. Non è il solo e quindi non merita il “crucifige” e il peloso moralismo di chi il viaggio della speranza lo ha fatto prima di lui, ma di certo “in grande onranza non ne sale” anche perchè, al tirar delle somme, approda in maggioranza non senza essersi assicurato qualche delega e non proprio di quelle di minor conto. Mastella, che sornione ha cosparso del suo humus la vita politica cittadina, senza grossi patemi, va detto, gli ha conferito anche la delega ai rapporti, assai tesi, con i comitati di quartiere. Il sindaco incassa un nuovo adepto e quindi ingrossa la sua maggioranza che sembrava piegata su se stessa. Il partito della città sembra progredire ma in realtà appare più come l’ennesima dimostrazione di quanto Mastella, benchè stagionato, sia ancora in grado di esercitare il suo peso specifico in un contesto che non gli regge il ritmo. Nelle ultime settimane è passato dal desiderio di gettare la spugna al ribaltamento completo delle posizioni. Si è calato nel contesto che più gli riesce, quello della contrattazione, e ha chiuso la stagione assicurandosi che lui e soltanto lui è arbitro del proprio destino e lui è l’unico a poter decidere se e quando staccare la spina. Lo ha fatto con AP, benchè dica il contrario, lo ha ripetuto nelle ultime ore. Un capolavoro di tattica cui piega avversari e sedicenti alleati. Gli sta a cuore non avere problemi fino alle elezioni ed anzi assicurarsi “introiti” in termini di voti quando si tratterà di sedersi e contare i consensi. Direttamente o indirettamente egli sta lavorando su due fronti: quello interno e quello esterno potendo contare su sherpa di altissimo livello ma nei confronti dei quali sa bene di non potere agire senza concedere.
Sul lato opposto al Pd resta, invece, la rabbia di Del Vecchio e l’amarezza di De Lorenzo, la rassegnata accettazione di De Pierro, che auspica l’apertura di un chiarimento interno, e la richiesta di dimissioni che non arriveranno mai. In sostanza l’opposizione perde un elemento e qualche altro potrebbe seguire Feleppa, magari a settembre quando avrà chiaro su cosa potrà contare in termini di “potere contrattuale”.