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Benevento| Metamorfosi umbertine

Benevento| Metamorfosi umbertine

14 Maggio 2017 | by Enzo Colarusso
Benevento| Metamorfosi umbertine
Politica
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Sarà una personale sensazione ma la versione attuale di Umberto Del Basso De Caro è in formato decisamente minore. Il Sottosegretario si sa è un pragmatico, sa leggere meglio di chiunque i dati e i numeri, sa interpretare il reale hegelianamente, senza alcuna indulgenza alla teoria e all’idealismo. Quando dice che il dato numerico delle primarie è per lui assai soddisfacente non dice il falso. Egli sa bene che il tempo attuale è difficile e che la capacità di raccolta ottenuta il 30 aprile è, visto il momento, il massimo cui può aspirare. E lui sfrutta a fondo il massimo del minimo con la consueta meticolosa ricerca spasmodica del consenso. Ottiene in cambio l’assoluto controllo del PD locale, di cui è padre nobile e padre padrone, sebbene rifugga l’appellativo. Eppure Umberto non è più “compos sui” all’ennesima potenza. Appare più nervoso di quanto non riuscisse, in passato, a mascherarne le pulsioni. La gaffe dell’assenza di Confindustria in occasione della visita del Premier Gentiloni a Benevento dimostra l’attuale difficoltà dell’avvocato. Colpa del cerimoniale di Palazzo Chigi che esclude Liverini? Si, no, forse. “Avrei agito diversamente”, dice lui, guardandosi bene, tuttavia, dall’accusare di negligenza lo staff organizzativo del Primo Ministro; ma si autoassolve dalla critica di avere dirottato alla Adler e da Rummo lo stesso Gentiloni, di fatto escludendo le altre realtà, molte delle quali ancora profondamente segnate dalla devastante alluvione dell’ottobre 2015.  A Umberto piace mostrare i muscoli anche se non sempre ben gliene colse. Confindustria fa sapere che si tratta di un equivoco ma quanto mai opportuno. 

“Il mancato invito ci ha sollevato dall’imbarazzo di dover spiegare agli altri le ragioni di certe scelte”, dice il presidente di Confindustria Liverini, il che fa capire come i tempi e forse i rapporti siano mutati tra politica e nuova gestione confindustriale. A Piazza Colonna ci tengono a sottolineare che le relazioni restano cordiali col mondo politico e le rappresentanze istituzionali, con De Caro tanto per capirci, ma l’impressione che se ne trae è che non sia proprio così. La vicenda Asi è una ulteriore conferma del tenore dei rapporti al ribasso tra il nuovo corso di Piazza Colonna e Largo Guerrazzi. Confindustria fuori dai giochi e per scelta del suo presidente fuori anche dal contesto camerale sa dell’incredibile ma è lo specchio delle attuali relazioni. Liverini non è Mataluni, è meno “politico”, e forse anche meno sensibile a certi richiami e deve affrontare una situazione interna tutt’altro che facile. Umberto, il pragmatico, eleva a paradigma della sua presenza in politica l’arte della mediazione che passa anche per la blindatura delle poltrone nei luoghi chiave che fanno potere e consenso. Lottizzazione? Forse, ma non si tratta di una pratica che deve suscitare la permalosità generale. E’ la prassi e la summa di almeno un settantennio di vita politica italica praticata da tutti, nessuno escluso.  

 

 

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