Una festa di democrazia queste primarie democratiche che hanno riportato Matteo Renzi al timone del partito. Un partito che si sceglie la classe dirigente in questo modo, al netto di qualche ambiguità, va preso come modello per il resto del panorama politico e questo va sottolineato senza infingimenti. Qui da noi prevale ancora la capacità di fare massa critica, come si dice oggi, di Umberto Del Basso De Caro che non otterrà i numeri che lo arrisero nelle recenti consultazioni, quando lo score era assai poderoso, ma è capace di comunque di portare 16300 persone a votare che non è cosa da poco. E va detto anche quelli che non votano per il PD. Anche in questo caso si registra qualche anomalia, una certa cooptazione che probabilmente sarebbe stato meglio evitare ma in sostanza non intacca il dato di fondo che resta positivo.
De Caro vanta il maggiore risultato in assoluto, la prima federazione d’Italia, meglio anche di Salerno, e mostra le sue credenziali di fedeltà al neosegretario eletto. Anche Del Vecchio, fresco di elezione nell’Assemblea nazionale piddina ha parole di estrema soddisfazione. Cita i Simple Minds ritenendo in gran salute il partito cittadino, magari evita di dire che il dato in città è in ribasso, ma più di tutto lancia strali avvelenati ai ” soliti e conosciuti detrattori interni e agli avversari esterni”, poi spiegherà a chi si riferisce, per sancire che il partito a Benevento non subisce variazioni sul tema e a quel 20% e rotti di militanti che non si riconosce nella leadership decariana rivolge l’invito ad interrompere “quel logorante lavoro di delegittimazione dall’interno che c’è stato fino ad oggi, tanto a livello nazionale quanto locale”. In definitiva, cosa sortisce da questa tornata elettorale interna al PD. Viene fuori che De Caro mantiene il controllo netto sul partito, è ancora capace di fare quadrato e di sfruttare il suo peso specifico, ma non nelle proporzioni del recente passato. Colpa del generale arretramento del partito? Possibile, ma anche frutto di rovesci locali le cui ferite non sono ancora rimarginate e di una mancata analisi seria sulle ragioni di quei rovesci. All’orizzonte un 20% di dissenso “in nuce” che avrà bisogno di molta politica per costituirsi in una proposta alternativa. Il congresso potrebbe essere una buona base di partenza.