Maroni, la faccia pulita della Lega. Se Salvini e la sua venuta a Napoli segnò un pomeriggio di tensione e di violenze, la sortita beneventana del Governatore della Lombardia si è consumata in un clima di grande relax, seppur controllato da uno schieramento di polizia robusto ma assai discreto. Maroni, in Campania per incontrare De Luca, si è concesso una divagazione in terra sannita insieme a Viespoli incontrando il Prefetto di Benevento Galeone e declinando in accento lumbard la quintessenza della bontà del modello meneghino in contrapposizione alla malagestio di stampo borbonico di cui siamo vittima al di qua del Garigliano. Maroni ha toni soft, non indulge all’aggressività del suo segretario, rigetta anche le incomprensioni sorte nel suo partito dopo la tappa napoletana di Salvini, liquidata negativamente da Bossi in persona, ribadendo che nord e sud devono trovare un canale di dialogo ma la lingua da parlare deve essere inevitabilmente di stampo gallico. E traccia le sue linee guida esaltando il modello stile Pirellone tutto efficienza e rigore