C’è qualcosa che non quadra nella vicenda della presunta evasione fiscale di una buona parte di membri del consiglio comunale che ha letteralmente mandato in tilt la cronaca politica beneventana degli ultimi giorni. Che esista una larga e diffusa idiosincrasia nei confronti del rispetto delle regole da parte dei pubblici amministratori è cosa nota. Che ci siano i classici furbetti del quartierino che la svangano a svantaggio della collettività lo è altrettanto e sennò che italiani professionisti saremmo, e non affrange nemmeno che i soliti noti accampino giustificazioni eccessivamente garantiste perchè, a dire il vero, la misura è colma. Tuttavia, è anche giusto dare a tutti la possibilità di difendersi e di regolarizzare la rispettiva posizione, se ve ne siano gli estremi, benchè senza il clamore suscitato tutto sarebbe rimasto sotto coperta. Stupisce, e andiamo subito al nocciolo della questione, però il tempismo col quale è scattata la diffusione mediatica, durissima, arricchita di nomi e cifre e dalle colonne di un quotidiano per nulla barricadero. Ora, da più parti dell’ambiente politico si comincia a fare uno strano collegamento tra i fatti e la loro divulgazione. Nicola Sguera, in un suo post su facebook, è parecchio sibillino quando scrive che il sindaco avrebbe potuto esercitare con più alacrità il suo potere di censura verso taluni comportamenti ed evitare che, testuali parole, “qualcuno – chi? – le sbattesse senza controlli approfonditi in prima pagina”. Sguera apre un secondo fronte che è poi quello dal sapore più eminentemente politico. Se sia stato Mastella oppure no ad “autorizzare” la pubblicazione dei nomi pare molto più probabile che abbia colto l’occasione per mostrare chi comanda ad una certa turbolenza che si sta sedimentando tra le sue fila. E non è un caso che i maggiori destinatari delle scudisciate siano proprio soggetti particolarmente attivi sul fronte del dissenso interno. E neppure è un caso il paventato “giro di vite” sulle commissioni. Ovvio poi che le deflagrazioni finiscano per fare danno a destra e a manca, ca va sans dire. Senza volere indulgere al “gomplottismo” che poi non è tra le cose più deteriori, si torna al leit motiv di cui sopra: il tempismo col quale la notizia ha trovato il suo sfogo e la grande capacità di Mastella nel saper approfittare di un fatto vero e dal quale pare essere estraneo per cogliere frutti che hanno altra finalità. E’, ovviamente, una supposizione e come tale deve essere valutata ma come sosteneva Andreotti a pensar male si fa peccato ma quasi sempre si coglie.