Massimo D’Alema torna a Benevento in uno dei momenti più drammatici della storia politica della sinistra italiana. La componente di sinistra del PD ha annunciato la sua uscita dal partito ma non dite a D’Alema di esserne il padre nobile o peggio l’eminenza grigia perchè replicherà con la sua proverbiale glacialità mista a disprezzo per l’interlocuzione. In realtà il lider massimo è l’uno e l’altro e sta guidando a distanza un processo che lo ha visto nelle vesti dell’ispiratore e dello strenuo oppositore al renzismo, quando Renzi era al picco massimo della sua parabola. “Mi occupo di contenuti e di ciò che è bene per il Paese”, dice ai microfoni e ai taccuini prima di entrare al Museo del Sannio dove lo attende addirittura Mastella che prolude il pomeriggio ricordando all’ospite che fu lui a volerlo premier in quel lontano 1998. Il Compromesso Storico e la democrazia dell’alternanza risuonano nell’aere cupo della Sala Vergineo mentre una platea nutrita per l’ouverture di Consenso dimostra che il salentino ha ancora seguito e quindi molto da dire nel bailamme politico di questi tempi. Risfodera parole antiche D’Alema ma la scissione dell’ala sinistra dal PD renziano per lui è di natura sostanziale.