“Un risultato straordinario tenuto conto che noi non avevamo il riscontro ponderato di Benevento e nonostante ciò il partito si è attestato 52,04% con l’alleato di coalizione e il 42% da soli”. Umberto torna al suo grande amore che è l’elemento aritmetico e col quale ha sempre avuto grande feeling se si eccettuano i rovesci di giugno 2016. Avere pareggiato la partita alla Rocca senza Benevento per la sua leadership è motivo di grande soddisfazione. Certo in altri tempi l’avrebbe considerata una diminutio ma Umberto è un pragmatico e quindi non si fa problema di considerare il voto del 10 gennaio come l’inizio di una nuova fase e vieppiù la blindatura del suo cerchio magico contro tentativi, attualmente solo embrionali, di assalto alla fortezza Europa del suo potere interno. Tanto per dirla tutta: De Caro più che contro Mastella ha pensato bene di concedere al suo entourage quelle prebende che costituiscono la sedimentazione della sua corte e tutto il resto è noia. Fortore, Sant’Agata, Montesarchio, il fortino da difendere a tutti i costi. Se la mettiamo in questi termini, ebbè, De Caro ha raggiunto il suo scopo e in un contesto generale in cui tutti hanno vinto vince anche lui. Poco male se il sindaco di Airola Napoletano schiuma rabbia o se altri sindaci a votare nemmeno ci sono andati. Mena Laudato e Fabio D’Alessio non sono fuori dal partito, anche se la loro diserzione ha costituito non poco motivo di irritazione a Corso Garibaldi. Eppure De Caro dovrà tenere conto di quelle dolenze. Finale su Mastella. Al di la degli epiteti che sono stati utilizzati in conferenza stampa il capo del Pd locale è davvero convinto che l’onda lunga mastelliana è destinata a rallentare. Da assediante ad assediato il passo è breve e il non eccelso livello “tecnico” della squadra di cui il sindaco dispone contribuisce a corroborare l’opinione del capataz.